THE SHADOWS
Ho deciso di riproporre come l’anno scorso la
traduzione di alcuni capitoli del nuovo libro della Ward con protagonisti Trez
e iAm, fino all’uscita della traduzione italiana della mondo libri.
Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e
prego di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché
era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto
modi di dire.
CAPITOLO I
NIGHT CLUB SHADOWS, CALDWELL, NEW YORK
Non ci fu
alcun bussare. La porta dell'ufficio semplicemente si spalancò come fatta esplodere da del C4. O da una Chevy. Oppure da un...
Trez
"Latimer" distolse gli occhi dalle scartoffie sulla sua scrivania.
Era "Big Rob" la bomba?
Quando il
vice del suo servizio di sicurezza cominciò a balbettare e a sparare le mani in
tutte le direzioni, Trez lasciò scivolare lo sguardo oltre la sua spalla verso
lo specchio unidirezionale sei metri per tre dietro la sua plancia di comando
stile Capitano Kirk. Di sotto, il suo nuovo club traboccava di umani che si
dimenavano nell'open space del magazzino riconvertito, ognuno di quei poveri
schifosi bastardi rappresentava un profitto di un paio di centoni, dipendeva
dai loro vizi e da quanto avevano voglia di farsi.
Era la
serata di apertura dello SHADOWS, e lui si aspettava dei casini.
Solo non del
tipo che trasformavano un esperto buttafuori in una mocciosa dodicenne.
"Che
cazzo sta succedendo?" chiese alzandosi e aggirando la scrivania.
"Io...
tu... io... il tizio... lui..."
Ritrova in
fretta il vocabolario, pensò Trez. Oppure dovrò cacciarti dentro le parole,
amico mio.
Infine, il
gorilla sputò fuori, "Devi vederlo coi tuoi occhi."
Trez seguì
Big Rob fuori e corse giù per le scale. Il suo ufficio aveva la chiusura
automatica, non che avesse dei segreti nascosti lì dentro. Tuttavia, aveva un
paio di bei divani in pelle e l'attrezzatura di video sorveglianza piazzabili
su Ebay, inoltre non gli piaceva avere gente nei suoi spazi per principio.
"Silent
Tom sta contenendo il problema," urlò Big Rob soverchiando il rumore
mentre raggiungevano il piano più basso.
"Tipo
una perdita di sostanze chimiche?"
"Non so
cosa sia."
"About
the Money", la canzone di T.I. pompava talmente forte dalle casse da
formare una presenza fisica nell'aria, trasformandosi in una massa che Trez
dovette sforzarsi di attraversare mentre si aprivano la strada oltre l'addetto
alla sicurezza di guardia all'ingresso della area privè.
Come nel suo
altro club, la Maschera di Ferro, dovevano esserci delle piccole zone in cui
nessuno potesse vedere nulla per i suoi clienti. Era abbastanza complesso
gestire il giro di prostituzione a Caldwell, New York, senza che la gente
mostrasse parti del corpo flaccide all'aperto.
"Qui
dietro," esclamò Big Rob.
Silent Tom
era un muro umano di fronte alla porta chiusa della terza stanza privata in
fondo. Ma Trez non aveva bisogno di nessuna spiegazione per fare due più due:
il suo naso eseguì perfettamente l'addizione.
La dolce
puzza nauseante di un lesser permeava il corridoio, sovrastando il
sudore e il sesso degli umani tutto intorno.
"Lasciami
dare un'occhiata," esordì cupo.
Silent Tom
si fece di lato. "Si muove ancora. Qualunque diavolo di cosa sia."
Già,
probabilmente l'assassino lo era. Quei bastardi dovevano essere uccisi in un
modo distinto oppure continuavano a vivere, anche se fatti a pezzi.
"Dobbiamo
chiamare un'ambulanza," disse Big Rob. "Sono stato io. Non volevo..."
Trez sollevò
una mano. "Hai fatto bene. E lascia perdere il 911."
Aprendo la
porta, fece una smorfia all'intensificarsi della puzza, poi entrò nella stanza
tre metri per tre. Le pareti e i pavimenti erano neri, il soffitto coperto di
specchi, un faretto diffondeva una luce soffusa dall'alto. L'assassino era
raggomitolato nell'angolo più lontano sotto la panca incorporata per lo
spanking, si lamentava e perdeva un olio viscido che puzzava come una carcassa
in decomposizione mista a biscotti di farina d'avena appena sfornati e
borotalco per bambini Johnson & Johnson.
Rivoltante.
E ancora una volta, gli faceva passare la voglia di fare una scappata da Mrs.
Fields per i dolci, che lui non apprezzava... e di avere bambini, di cui non
gli importava niente.
Trez
controllò l'orologio. Mezzanotte. Xhex, a capo del servizio di sicurezza, si
stavo godendo una rara serata libera col suo compagno, John Matthews... e Trez
aveva dovuto costringere la femmina a prendersi una pausa, perché era l'unica
volta durante quella settimana che il suo hellren non era di turno con
la Confraternita del Pugnale Nero.
Avrebbe
dovuto occuparsi di quel problema da solo.
Trez tornò
in corridoio. "Okay, cos'è successo?"
Con
discrezione, Big Rob tirò fuori una manciata di sacchetti di cellophane pieni
di polvere e un rotolo di banconote. "Lo abbiamo trovato a spacciare
questa. È diventato arrogante. L'ho picchiato e lui ha risposto al colpo... era
un cazzo di demonio, e quando ha tirato fuori il coltello, ho capito di essere
nei guai. Ho fatto ciò che dovevo fare."
Trez imprecò quando riconobbe il simbolo riprodotto sulle bustine di eroina. Non era roba degli umani... ed era la seconda volta che lo vedeva.
Trez imprecò quando riconobbe il simbolo riprodotto sulle bustine di eroina. Non era roba degli umani... ed era la seconda volta che lo vedeva.
Era l'Antico
Idioma dei vampiri... e quella merda era di nuovo tra le mani di un lesser?
Questa volta come spacciatore?
Prese la droga e se la mise in tasca. Lasciò che il suo buttafuori si tenesse il contante "Sei stato fortunato a non essere ucciso."
"Parlerò alla polizia. È tutto inciso su nastro."
Trez scosse la testa. "Non coinvolgeremo il Dipartimento di Polizia di Caldwell."
"Ma non possiamo semplicemente lasciarlo qui." Big Rob lanciò un'occhiata al suo partner silenzioso. "Sta per morire."
Gli ci volle un attimo a soggiogare la mente degli umani. Di entrambi. In quanto Ombra, Trez era come qualsiasi altro vampiro, in grado di penetrare in un cervelletto e di risistemare pensieri e ricordi, come fossero poltrone e divani in un soggiorno.
O magari di rimuoverli del tutto dalla casa.
Il corpo di Big Rob si rilassò all'istante e lui annuì. "Oh, certo. Possiamo attendere qui. Nessun problema, capo... e non preoccuparti, non vuoi che nessuno entri qui dentro? Sarà fatto."
Trez gli diede una pacca sulla schiena. "Posso sempre contare su di te."
Dirigendosi di nuovo verso il suo ufficio, continuò a inveire. Era andato dai Fratelli mesi prima, quando aveva trovato per la prima volta un assassino con quella merda addosso. E avrebbe voluto approfondire il rapporto con i guerrieri. Ma la vita si era messa in mezzo, cose come la s’Hisbe gli davano la caccia, e Selena e lui…
Prese la droga e se la mise in tasca. Lasciò che il suo buttafuori si tenesse il contante "Sei stato fortunato a non essere ucciso."
"Parlerò alla polizia. È tutto inciso su nastro."
Trez scosse la testa. "Non coinvolgeremo il Dipartimento di Polizia di Caldwell."
"Ma non possiamo semplicemente lasciarlo qui." Big Rob lanciò un'occhiata al suo partner silenzioso. "Sta per morire."
Gli ci volle un attimo a soggiogare la mente degli umani. Di entrambi. In quanto Ombra, Trez era come qualsiasi altro vampiro, in grado di penetrare in un cervelletto e di risistemare pensieri e ricordi, come fossero poltrone e divani in un soggiorno.
O magari di rimuoverli del tutto dalla casa.
Il corpo di Big Rob si rilassò all'istante e lui annuì. "Oh, certo. Possiamo attendere qui. Nessun problema, capo... e non preoccuparti, non vuoi che nessuno entri qui dentro? Sarà fatto."
Trez gli diede una pacca sulla schiena. "Posso sempre contare su di te."
Dirigendosi di nuovo verso il suo ufficio, continuò a inveire. Era andato dai Fratelli mesi prima, quando aveva trovato per la prima volta un assassino con quella merda addosso. E avrebbe voluto approfondire il rapporto con i guerrieri. Ma la vita si era messa in mezzo, cose come la s’Hisbe gli davano la caccia, e Selena e lui…
Il solo
pensare all'Eletta gli fece chiudere gli occhi e inciampare sulle scale.
Poi, però,
si sbarazzò di quel tormento. Perché si trattava di lasciar andare o di
collassare in un buco nero. La buona notizia? Aveva trascorso un sacco di tempo
negli ultimi nove mesi, cercando di tenere la sua mente, le sue emozioni, la
sua anima, lontano da Selena.
Per cui era
abituato a quel genere di prova di forza.
Purtroppo,
lei rimaneva una preoccupazione costante, come una febbriciattola che lo
perseguitava, indipendentemente da quanto dormisse e mangiasse nel modo
corretto.
E alcune
notti, era molto più che una preoccupazione... che poi era il motivo per cui
qualche volta aveva dovuto andarsene dalla magione della Confraternita e
tornare a dormire nel suo appartamento al Commodore.
Dopotutto, i
maschi che avevano sviluppato un legame potevano essere pericolosi, il fatto
che non fosse con lei - e non lo sarebbe stato - non significava assolutamente niente
per quella parte di lui. Specialmente quando lei nutriva i guerrieri che non
potevano, per un qualunque motivo, cibarsi dalla vena delle loro compagne.
Era
assolutamente folle.
Lei era una
virtuosa serva della Vergine Scriba, lui era uno riabilitato dalla dipendenza
da sesso, con una sentenza di prigione a vita che pendeva sulla sua testa,
eppure secondo il suo cazzo e le sue palle, questa era la ricetta del vero
amore.
Sì. C'era
della virtuosa scienza dei numeri ad attenderlo.
Dio, era
quasi sollevato di avere un assassino che gocciolava dappertutto in una delle
sue stanze del sesso. Almeno questo gli dava una bomba da disarmare... il che
era meglio che starsene a fissare quell'anonima folla di sconosciuti, che
nutrivano le loro dipendenze grazie alle donne e agli alcolici di cui lui li
riforniva.
Mentre
attendeva l’inevitabile ritorno a casa.
Alla
s’Hisbe.
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