THE SHADOWS
Ho deciso di riproporre come l’anno scorso la
traduzione di alcuni capitoli del nuovo libro della Ward con protagonisti Trez
e iAm, fino all’uscita della traduzione italiana della mondo libri.
Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e
prego di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché
era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto
modi di dire.
CAPITOLO III
Nella sala
più sacra del Palazzo Reale della s’Hisbe, s’Ex si trovava fuori a una porta
senza pomello né maniglia, solo qualche giuntura consentiva a malapena di
distinguere il pannello dalla parete in cui era incorporata.
Al di là
della porta poteva sentire il pianto della neonata, e il suono, quella
lamentosa invocazione di aiuto, di assistenza, di soccorso, attraversò le
orecchie e gli penetrò dentro l’anima. Appoggiò la mano tremante contro la
superficie fredda. Sua figlia. La sua progenie. Probabilmente l’unica che
avrebbe mai avuto.
La neonata
non era sola nella sala delle cerimonie. C’erano il Gran Sacerdote, AnsLai; il
Capo Astrologo e il Testimone, una carica designata all'assistenza e alla
registrazione di avvenimenti come quello.
La bambina
era stata avvolta dalla balia in una coperta di tessuto di lana bianco candido
prima di essere portata lì dentro ed essere abbandonata a quei tre maschi.
A piangere
per un padre che non sarebbe andato a salvarla.
Il cuore di s’Ex
batteva così violentemente che la sclera dei suoi occhi rivelò la contrazione
ritmica. Non si era aspettato quella reazione, ma forse quel lampante fervore
era la ragione per cui non gli era stato permesso di toccare la bambina - o di
rimanere solo con lei. Da quando la Regina l’aveva data alla luce all'incirca
sei ore prima, gli era stato concesso di vederla due volte: la prima dopo che
era stata pulita, e la seconda proprio in quel momento, mentre veniva condotta
in quella stanza rivestita di marmo bianco senza finestre e con un'unica
porta... che si chiudeva dall’interno.
Il momento
preciso della sua nascita aveva decretato tutto questo, l'aveva preteso. Era
ciò che la tradizione imponeva. L’allineamento delle stelle stabiliva che sua
figlia non doveva essere l’erede al trono e, quindi, doveva essere...
Entra là
dentro! urlò il suo
cuore. Metti fine a tutto questo, fermali prima che -
Silenzio.
Improvvisamente
ci fu silenzio.
Un suono
simile a quello di un animale ferito vibrò lungo la sua gola e gli esplose
dalla bocca, e s’Ex strinse la mano in un pugno, lo batté contro quella porta
talmente forte da creare delle crepe a forma di stella che si irradiavano verso
l’esterno dal punto di impatto.
Sconvolto e
letale, sapeva di doversi ritirare prima di fare qualcosa di così impensabile
come quello che aveva appena fatto. Inciampando nella sua tunica nera, si voltò
e barcollò lungo il corridoio. Era a malapena cosciente di sbattere contro le
pareti, il suo impeto lo faceva rimbalzare a destra e a sinistra, le spalle
picchiavano contro il liscio marmo bianco.
Per qualche
ragione, pensò a una notte di molti anni prima, almeno due decenni, quando
aveva atteso in prossimità dell’uscita che TrezLath, il Prescelto, tentasse la
fuga. Ora stava facendo la stessa cosa che quel maschio aveva fatto allora.
Stava
fuggendo.
Anche se, di
fatto, non si stava liberando per niente.
A differenza
di Trez, a cui non era stato permesso di lasciare il palazzo, s’Ex, come boia
della Regina, poteva farlo. Era anche responsabile del controllo delle entrate
e delle uscite.
Per lui non
ci sarebbero stati indugi.
Il che
avrebbe salvato delle vite quella notte.
Quel
silenzio, quell’orribile e echeggiante silenzio, cannibalizzava la sua mente
mentre serpeggiava attraverso il labirinto di corridoi, avvicinandosi proprio
all’uscita che Trez aveva cercato. Anche quel maschio era stato condannato, la
posizione delle stelle al momento della sua nascita era stata più decisiva
della natura o dell'educazione.
Quelle
costellazioni, così distanti, così sconosciute al momento della nascita e
imperscrutabili in età adulta, determinavano ogni cosa. Il tuo status. Il tuo
lavoro. Il tuo valore.
E sua
figlia, come Trez, era nata sotto un presagio che si era rivelato una condanna
a morte.
Avevano
atteso la sua nascita per nove mesi e, con la Regina incinta, la società della
s'Hisbe si era come arrestata. Tale interesse era dovuto al fatto che nei due
secoli di regno dell’attuale Regina c’era stata solo un’altra gravidanza - che
aveva generato la Principessa. Naturalmente, il fatto che l'attuale
concepimento fosse opera del boia della Regina era stato molto meno importante
e mai pubblicamente riconosciuto. Meglio se si fosse trattato di un
aristocratico. Di un secondo cugino di sangue reale. Di un maschio indicato
come rilevante dal suo tema astrale.
O meglio
ancora, se si fosse trattato di miracolo tipo l'immacolata concezione.
Ahimè, no.
Il padre era stato colui che aveva iniziato come servo, si era guadagnato
fiducia, libero accesso, e molto più tardi il sacro atto del sesso, Ma nella
loro tradizione matriarcale, tutto ciò era per lo più irrilevante; il maschio
era, come sempre, un aspetto secondario. Il risultato - il neonato - e la madre
erano i più importanti.
C’era stata
una possibilità, quando la bambina era nata che, in quanto femmina, potesse
scavalcare l’attuale erede al trono, a seconda della posizione delle stelle.
Anche se
questo avrebbe comportato un’altra morte, poiché poteva esserci solo un erede
al trono - l'attuale Principessa avrebbe dovuto essere uccisa secondo il
rituale.
Tutti
avevano atteso notizie. Con la corretta registrazione dell’ora e della data di
nascita, il Capo Astrologo si era ritirato nel suo osservatorio e aveva completato
lo studio del cielo stellato...
s’Ex aveva
appreso il destino della sua bambina prima della popolazione comune, ma dopo i
cortigiani: la nascita non sarebbe stata annunciata. La Regina avrebbe
riconfermato la figlia attuale. Tutto sarebbe andato avanti come sempre.
E questo era
quanto, la sua tragedia personale era stata sepolta sotto il protocollo di
corte, la venerazione per la famiglia reale e le tradizioni astrologiche di
lunga data.
Aveva saputo
fin dall’inizio che quella era una possibilità. Ma, per arroganza o per
ignoranza, aveva sminuito la terribile realtà.
Quella
terribile realtà.
Quando
finalmente lui schizzò fuori nella notte, esalò il fiato in sbuffi. Non si
sarebbe mai aspettato che la sua storia personale si intersecasse con il decisivo
sistema delle stelle che dominava ogni cosa.
Davvero
molto stupido da parte sua.
Poggiando le
mani sulle ginocchia, si chinò e vomitò sulla morente erba tagliata.
L’espulsione
sembrò schiarirgli un po’ le idee, al punto che desiderò quasi farlo di nuovo.
Aveva bisogno di fare qualcosa, qualunque cosa... non poteva tornare a palazzo
- era incline a uccidere la prima Ombra che avesse avvicinato solo per
cancellare il dolore.
La sua
salvezza, per quel che era, giungeva dal dovere. A causa di quell’evento, vi
erano delle attività ufficiali da svolgere che il suo ruolo di esecutore gli
imponeva di compiere.
Ci volle un bel po’ prima che riuscisse a calmare a sufficienza la mente e le emozioni per smaterializzarsi e, quando fu in grado di disperdere le sue molecole, si diresse oltre le mura del Territorio provando una strana commiserazione.
Era
abbastanza sicuro che in quel momento la Regina non provasse nulla. A causa di
quella carta astrale, la vita innocente che era stata stroncata era stata
sminuita al punto da essere considerata inutile, anche se ciò che era nato era
venuto fuori dal grembo reale.
L’allineamento delle stelle era più importante dell’allineamento del DNA.
L’allineamento delle stelle era più importante dell’allineamento del DNA.
Era sempre
stato così. Sarebbe sempre stato così.
Nonostante
fosse soltanto Settembre, mentre si spostava verso il centro di Caldwell, pensò
che quella era la notte più fredda che avesse mai vissuto.
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