martedì 17 dicembre 2013

Recensione: Il convento di Saint-Matthieu - Veronica Piras



IL CONVENTO DI
SAINT-MATTHIEU



Titolo: Il convento di Saint-Matthieu
Autore: Veronica Piras
Editore: Auto-pubblicazione
Prezzo: 9.10
Prezzo E-book: 1.49
Pagine: 248
Anno: 2013


TRAMA
Aaron Keller è un giovane ragazzo tedesco, combattuto fra l'orgoglio di essere un valoroso soldato e il disprezzo di appartenere all’esercito nazista.
“Sentivo che la mia vita si stava colorando di tinte vermiglie, ogni cosa diventava rossa come il sangue che vedevo scorrere ogni giorno”.
Una notte di gennaio del 1939 Aaron decide di prendere il treno e fuggire in Francia per rifarsi una nuova vita, lontano dagli orrori che Hitler sta perpetuando in Germania. Destinazione? Casuale, ma la fatalità lo conduce in una cittadina chiamata Trouchoix. Il suo primo proposito è quello di trovare lavoro, ma il fatto di essere tedesco non lo aiuta di certo. All’imbrunire, mentre fa ritorno all’ostello, si perde nei pressi di un bosco e percorrendo una stradina bianca arriva ai piedi di un convento di suore, dove chiede ospitalità per una notte. Ma le cose si mettono peggio del previsto: una violenta bufera di neve e una frana lo bloccano in quell’ambiente claustrale, senza poter avere contatti con il mondo esterno. Tuttavia, contrariamente alle sue basse aspettative, la vita delle suore e dei rifugiati ebrei non è poi così male. Questo però è solo l’inizio, perché proprio quando comincia ad ambientarsi, una serie di efferati omicidi spezzerà gli equilibri in modo irreversibile. Non c’è possibilità di fuga,qualcuno (o qualcosa) si aggira indisturbato tra le mura del convento e i sospetti potrebbero ricadere su chiunque.
Un horror con elementi fantasy, dove tutto può essere e niente è come sembra.
***
Veronica Piras, classe 84', è una giornalista pubblicista laureata in Scienze della Comunicazione. Il Convento di Saint-Matthieu è il suo romanzo d'esordio.

OPINIONE PERSONALE (no spoiler)

Questo romanzo fin dalle prime pagine mi ha subito colpito. Ho deciso di non fare spoiler perché non voglio rovinare nulla a chiunque decida dopo l’intervista di leggere questo libro.
Ho una sola parola: Bellissimo!
Ricordiamo che la storia si sviluppa nel panorama della seconda guerra mondiale e prima di essa e che il nostro protagonista è un militare tedesco. Questa cosa è importante perché è necessario vedere la difficoltà dell’argomento trattato e la sua delicatezza.
Devo dire che questo non è un libro veloce, pieno di azione; ma non si può dire lento, o almeno non in senso negativo. E’ un libro che si muove con una sua velocità che però funziona perché fa muovere Aaron nel suo universo senza che ci dimentichiamo da dove arrivi. Le continue domande che il protagonista si pone ci riportano alla verità del periodo storico, senza mai che il sapore amaro di quel periodo passi inosservato, infatti il tutto e raccontato in un villaggio e un convento che sono al limite della realtà, quasi un universo fantastico.
Il convento ricoperto dalla neve isolato, o il paese contadino francese sembrano essere collocati fuori dal tempo perché anche se ci sono riferimenti alla realtà come il fatto che il convento sia un rifugio per ebrei, il problema della realtà storica è posto solo dal passato del protagonista.
Aaron è un protagonista complesso che si muove su molti livelli e risponde alla realtà andando anche contro se stesso. Tutta la storia si apre con un problema: voltare le spalle a tutto quello che si ha e in cui si crede perché si è notato che quella cosa è male, o non farlo.
Come romanzo storico il libro funziona egregiamente lasciandoci a volte la tristezza nel cuore a volte l’amaro in bocca. La realtà storica è ben delineata e in poche pagine, le prime, strutturata nei suoi punti salienti.
La parte horror-thriller è invece meno convincente, scritta bene, ma mi ha lasciato in certi punti perplessa.
Mettiamola così secondo me dal punto di vista di romanzo storico è perfetto, ma per essere un romanzo horror si può migliorare qualcosa. Il fatto però non toglie moltissimo alla bellezza dell’intera opera.
Da un po’ non leggevo un romanzo così ben strutturato che mi facesse muovere.
Per chi può capire: La parte iniziale con l’ebreo. Io ero schioccata, drammatica.
Scusate ma una cosa dovevo pur dirla.

FRASE PREFERITA

Il limite del ragionamento secondo cui tutti i cigni sono bianchi è legato al limite dell’esperienza, che ci fa credere che non esistano cigni neri.
La teoria del cigno nero dice che gli eventi rari, nuovi o semplicemente imprevedibili, non sono meno reali o veritieri di quelli che già conosciamo. Si credeva che esistessero soltanto cigni bianchi fino a quando alcuni esploratori europei scoprirono la presenza di quelli neri…

Lo so che è il prologo, o neanche quello, ma è un ottimo riassunto del libro ed è un fatto che ci fa riflettere.

VOTO







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