THE SHADOWS
Ho deciso di riproporre come l’anno scorso la
traduzione di alcuni capitoli del nuovo libro della Ward con protagonisti Trez
e iAm, fino all’uscita della traduzione italiana della mondo libri.
Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e
prego di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché
era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto
modi di dire.
CAPITOLO IV
L’Eletta
Selena attraversò il retro dell’armadio contenente le forniture per l’ufficio
per andare al centro di addestramento, e quando ne uscì, sobbalzò alla vista
dell’enorme figura dietro la scrivania.
Tohrment,
figlio di Hharm, sollevò lo sguardo dal computer. “Oh, ciao, Selena. Che
sorpresa.”
Mentre le pulsazioni si regolarizzavano, lei portò la mano al petto. “Non mi aspettavo di incontrare qualcuno.”
Il Fratello tornò a concentrarsi sul bagliore blu dello schermo. “Sì, sono rientrato al lavoro. Stiamo per riaprire di nuovo.”
Mentre le pulsazioni si regolarizzavano, lei portò la mano al petto. “Non mi aspettavo di incontrare qualcuno.”
Il Fratello tornò a concentrarsi sul bagliore blu dello schermo. “Sì, sono rientrato al lavoro. Stiamo per riaprire di nuovo.”
“Aprire
cosa?”
“Il centro di
addestramento.” Tohr si allungò contro lo schienale della più brutta poltrona
di pelle verde che avesse mai visto. E mentre parlava ne accarezzava il
bracciolo come fosse una pregiata opera d’arte. “Prima che cominciassero gli
assalti, avevamo elaborato un buon programma. Ma in seguito molti membri
della glymera sono stati uccisi durante gli attacchi e i
quelli sopravvissuti hanno lasciato Caldwell. Ora la gente sta ritornando, e
Dio solo sa se abbiamo bisogno di aiuto. La Lessenning Society sta ingrossando
le fila come ratti che proliferano in un magazzino.”
“Mi chiedevo
a cosa servissero tutte queste attrezzature.”
“Lo vedrai
di persona.”
“Forse”
esclamò lei. Ma solo se si fossero sbrigati…
“Stai bene?”
chiese il Fratello, balzando in piedi.
Con un brusco capogiro, il mondo attorno a lei s’inclinò sul suo asse, la testa cominciò vorticare sul collo - o era la stanza a roteare? In ogni caso, Tohrment l’afferrò prima che cadesse a terra, tenendola fra le braccia.
Con un brusco capogiro, il mondo attorno a lei s’inclinò sul suo asse, la testa cominciò vorticare sul collo - o era la stanza a roteare? In ogni caso, Tohrment l’afferrò prima che cadesse a terra, tenendola fra le braccia.
“Sto bene, è
tutto a posto… sto bene” disse lei.
Almeno credeva di aver pronunciato queste parole ad alta voce. Non ne era sicura, perché le labbra di Tohr si stavano muovendo e gli occhi erano incollati ai suoi, come se le stesse parlando, ma non sentiva la sua voce. O la propria. Non sentiva nulla.
Almeno credeva di aver pronunciato queste parole ad alta voce. Non ne era sicura, perché le labbra di Tohr si stavano muovendo e gli occhi erano incollati ai suoi, come se le stesse parlando, ma non sentiva la sua voce. O la propria. Non sentiva nulla.
Subito dopo,
si ritrovò in una delle sale visita e la shellan di Vishous, la
dottoressa Jane, la osservava, tutto un insieme di occhi verde cupo, biondi
capelli corti e intensa preoccupazione.
Il
lampadario sopra di lei era troppo luminoso e Selena sollevò il palmo della
mano per coprirsi il viso. “Vi prego - non è necessario …”
Tutto a un
tratto si accorse che riusciva di nuovo a sentire la propria voce, e il mondo
circostante, prima sbiadito e ovattato, ritornò vivido e ricco di dettagli.
“Sul serio, sto bene.”
“Sul serio, sto bene.”
La
dottoressa Jane si fermò con le mani sui fianchi, come se fosse un barometro
impegnato in un qualche tipo di misurazione.
Per un
attimo, la paura paralizzò Selena. Non voleva che sapessero …
“Hai appena
nutrito qualcuno?” chiese il medico della Confraternita.
“Circa
un'ora fa. E non ho mangiato. Ho dimenticato di mangiare.” Che non era una
bugia.
“Hai qualche
problema medico di cui devo essere informata?”
“No.” Che
era una bugia. “Sono perfettamente in salute.”
“Ecco” disse
Tohr, mettendole qualcosa di freddo in mano. “Bevi questo.”
Fece come le
venne detto e scoprì che si trattava di Coca Cola in una lattina rossa che su
un lato recava la scritta Condividila con
un amico.
E, in effetti,
quella roba la rinvigorì. “È buona.”
“Il tuo
colorito sta migliorando.” La dottoressa Jane incrociò le braccia sul petto e
si appoggiò a uno degli armadietti in acciaio inossidabile. “Continua a bere. E
forse dovresti considerare l’idea di chiamare qualcun altro per …”
“No” la
interruppe bruscamente. “Porterò a termine il mio compito.”
L’importanza
di andare lì e rendere disponibile la sua vena per i Fratelli e per quelli che
non potevano nutrirsi dalle loro compagne, era la sola cosa che la facesse
andare avanti. Era la sua connessione con la vita normale, la sicurezza di
espletare un lavoro di un certo rilievo, il metronomo di notti e giorni senza
il quale si sarebbe consumata a causa di un destino nefasto su cui non aveva
controllo.
La realtà
era che il suo tempo stava per scadere - e non era mai sicura di quando sarebbe
arrivato il suo ultimo momento, quando sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe
fatto qualcosa. E il fornire quel servizio rendeva la sua situazione critica.
Mentre
continuava a sorseggiare la bevanda, vennero dette molte cose, domande poste da
parte del medico seguite da risposte da parte sua. Le parole non importavano -
avrebbe detto qualsiasi cosa, qualsiasi bugia, mezza verità o falsa spiegazione
per filarsela da quella stanza piastrellata e andare avanti con l’ultima visita
della notte.
“Porterò a
termine il mio compito.” Costrinse il volto in un sorriso spontaneo. “E poi
riposerò. Lo prometto.”
Dopo un
momento, la dottoressa Jane annuì … e la battaglia, alla fine, fu vinta.
Tuttavia, la
guerra era una bestia completamente diversa.
“Sto proprio bene” esclamò Selena, saltando giù dal lettino. “Sul serio e sinceramente.”
“Sto proprio bene” esclamò Selena, saltando giù dal lettino. “Sul serio e sinceramente.”
“Vienimi a
trovare se succede di nuovo, va bene?”
“Assolutamente
sì.” Sorrise a entrambi. “Lo prometto.”
E mentre
lasciava la sala visite, lei pensò che l'aver detto quella bugia avrebbe dovuto
infastidirla. Ma non poteva più concedersi il lusso di avere una coscienza.
Correva in
volata contro la morte, e niente, nemmeno le persone che stimava… o il maschio
che amava… potevano mettersi in mezzo.
Per lei la
sopravvivenza, per quel che era, rappresentava un’impresa.
Allo shAdoWs, Trez si prese un attimo per sistemarsi, a colpi di tosse, la laringe prima di sedersi. Una cosa che si poteva dire di Vishous? Il Fratello era bene addentro alla faccenda della dominazione.
Ovviamente.
Ma vabbè, le cose laggiù nell’angolo si stavano facendo un po' troppo serie.
Ma vabbè, le cose laggiù nell’angolo si stavano facendo un po' troppo serie.
Attraverso
lo spazio cupo della stanza del sesso, Rhage era raggomitolato in posizione
fetale, gli occhi chiusi, il respiro che entrava e usciva dalla bocca aperta
con un ritmo talmente preciso che, o si stava ipnotizzando da solo o era già
scivolato in un coma del cazzo.
“Cosa sta
facendo?” domandò Trez.
“Cerca di
non trasformarsi in un mostro.”
Le
sopracciglia di Trez scattarono in su per la sorpresa. “In senso letterale?”
“Godzilla.
Solo che è viola.”
“Gesù… pensavo
fosse solo un pettegolezzo.”
“Per niente.”
V prese un
pugnale nero e lo sollevò al di sopra della spalla. Con una violenta pugnalata,
il Fratello eliminò i resti dell’assassino centrandolo nel torace vuoto, la
seconda scintillante luce della sera brillò bianca e azzurra come una fiamma
ossidrica prima di scomparire e portarsi dietro la maggior parte dei resti
puzzolenti. Il lampo non fece sparire la macchia oleosa, ma Trez aveva
attrezzato quelle stanze con un foro di scarico al centro e un attacco per una
pompa montata con discrezione sotto la panca.
Anche gli
umani potevano fare casino.
“Così ti sei
legato, eh” disse V mentre si sedeva e vegliava il Fratello come il membro di
un branco che fa la guardia a un lupo ferito.
“Chiedo
scusa, cosa hai detto?”
“Selena. Ti
sei legato a lei.”
Trez imprecò
e si massaggiò la faccia. “Ah, no. Non sul serio.”
“Una persona molto saggia una volta mi disse… menti a chi ti pare, ma mai a te stesso.”
“Una persona molto saggia una volta mi disse… menti a chi ti pare, ma mai a te stesso.”
“Guarda, non
so di …”
“Quindi è
questo il motivo per cui sei fuori casa così spesso?”
Trez
considerò l’idea di continuare a raccontare balle, ma era inutile. Aveva appena
attaccato un maschio che rispettava, un maschio che, P.S., era totalmente e
completamente innamorato della sua femmina, solo perché il tizio si era nutrito
- e nient’altro - da un’Eletta istruita a questo fine.
Se questo
non gli metteva un bel timbro sulla fronte con la dicitura “Maschio
innamorato”, non sapeva cosa altro avrebbe potuto.
“Io…” Trez
scosse la testa. “Cazzo. D’accordo. Mi sono legato a lei - e non posso starle
vicino mentre vi nutre. Cioè, so che un servizio necessario e che si limita
alla vena, bla, bla, bla. Ma è troppo pericoloso. Potrei rifarlo” - indicò col
capo Rhage – “in qualunque momento.”
“Lei non ti
vuole? So che non può essere a causa di Phury. Ti rispetta un casino.”
Sì, lui e il
Primale, che era responsabile di tutte le Elette, andavano d’accordo. Peccato
che non fosse quello il problema. “Non funzionerebbe.”
“Perché?”
“Non
possiamo ritornare al perché un lesser aveva addosso la droga
di Assail?”
“Senza
offesa, ma sono stato davvero tollerante con te non trasformando la tua
giugulare nello scarico di un lavandino. Pensi di potermi concedere l’onore di
essere onesto?”
Trez si
guardò le mani, aprì le dita a un ventaglio. “Anche se non fossi andato a letto
con un migliaio di umane, non sono esattamente un uomo libero.”
“Rehv ha
detto che il tuo debito con lui è più che ripagato.”
“Il legame
che mi vincola non è con lui.”
“E quindi
chi ti tiene al guinzaglio?”
“La mia
Regina.”
Ci fu un
lungo fischio basso. “In che modo?”
Buffo che
avesse passato così tanto tempo con la Confraternita e non avesse mai detto
loro della spada di Damocle che pendeva sulla sua testa. Dopotutto, per molto
tempo tutto quello che aveva fatto era stato cercare di fingere di non essere
lì.
“Si suppone
che io debba fecondare l’erede al trono.”
“E quando è
successo?”
“Alla
nascita. Voglio dire, alla mia nascita.”
V aggrottò
la fronte. “La Regina sa dove ti trovi?”
“Sì.”
“Avresti
dovuto rivelarcelo prima di trasferirti da noi. Non dico che non ti avremmo
dato rifugio, ma il tuo popolo sa essere molto esigente riguardo le persone da
frequentare. Abbiamo già abbastanza problemi senza scatenare una questione
diplomatica con la s’Hisbe.”
“Ma ci
potrebbero essere delle circostanze attenuanti.” Quando il cellulare cominciò a
vibrare nel taschino della camicia, lo prese e rifiutò la chiamata senza
guardare chi fosse. “Sono in folle. Con la possibilità di un incidente frontale
con un semirimorchio o di una sterzata che potrebbe salvarmi.”
“Selena lo
sa?”
“Qualcosa.”
Il Fratello
piegò la testa. “Beh, sta a te raccontare la tua storia - almeno per rispetto
all’Eletta. Visto che ha ripercussioni su Wrath e sul nostro trono, non ti
prometto niente.”
“Può
accadere ogni notte. Lo saprò in una qualsiasi notte. La Regina partorirà
letteralmente da un momento all’altro.”
“Non
nascondo nulla al mio Re.”
Trez sentì
il suo telefono suonare e riattaccò una seconda volta. “Digli solo che dadi
stanno ancora girando. Non sappiamo cosa abbiamo. Forse il tema astrale non
sarà compatibile con il mio - e allora sarò libero.”
“Lo
riferirò.”
Ci fu un
attimo di silenzio e poi Trez cominciò a agitarsi. “Perché mi stai guardando in
quel modo?”
Quando non
ci fu risposta, si alzò in piedi e si spolverò il culo. E quegli occhi color
diamante continuavano a fissarlo. “Pronto? V … che cazzo.”
“Il tuo
tempo sta per scadere” disse il Fratello a voce bassa. “Su due fronti.”
Il telefono
di Trez suonò ancora ma non avrebbe risposto a quel maledetto coso neanche se
avesse voluto. “Di cosa stai parlando?”
“Ci sono due
femmine. E in entrambi casi, il tuo tempo sta per scadere.”
“Non so di
che cazzo stai …”
“Sì, lo sai.
Sai esattamente di cosa sto parlando.”
No, perché,
grazie a Dio, c’era una sola bomba a orologeria nella sua vita. “Rhage si
sveglierà o ha bisogno di un carrello d’emergenza?”
“Questo non
riguarda lui.”
“Beh,
neanche me. Sul serio, ha bisogno di assistenza medica?”
“No. E
questo non è quello di cui stavamo parlando.”
“Pronome
sbagliato, amico. Io non faccio parte di questa conversazione.”
Inoltre,
chissà, forse se la questione con la s’Hisbe si fosse risolta a suo favore,
avrebbe potuto occuparsi della situazione con Selena. Dopotutto, se non fosse
stato il Prescelto, era libero di…
Merda, a
meno che non rinunciasse al suo lavoro qui, sarebbe comunque rimasto un
magnaccia. In fase di recupero dalla sua dipendenza dal sesso. Che avrebbe
avuto bisogno di terapia per superare il disturbo da stress post-traumatico
causato da un destino di merda.
Già,
fantastico. Ecco a voi lo Scapolo dell’anno.
E diavolo,
non sembrava che mancasse a Selena … e non la biasimava. Il suo passato con
tutte quelle umane, anche se aveva smesso di andare a puttane non appena
l’aveva baciata, non era niente di romantico. Era proprio disgustoso.
I mesi di
celibato difficilmente avrebbero compensato i suoi sforzi di macchiare deliberatamente
il suo corpo fisico …
“Sto avendo
una visione su di te.” V si strofinò gli occhi.
“Senti, a
meno che tu non abbia bisogno di me, io …”
“Per te, la
statua volteggerà.”
Quando il
telefono di Trez squillò di nuovo, scoprì che l’ansia aveva preso il
sopravvento su ogni centimetro quadrato del suo corpo. “Con tutto il dovuto
rispetto, non ho idea di cosa tu stia parlando. Prenditi cura di quel Fratello
per tutto il tempo che ti occorre, nessuno vi disturberà qui.”
“Sii
presente. Anche quando pensi che questo ti ucciderà.”
“Senza
offesa, V, ma non voglio starti a sentire. A dopo.”
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