venerdì 7 agosto 2015

Parliamo di ... Grey



PARLIAMO DI …
GREY





Questa nuova rubrica serve per esprimere la mia opinione su un alcune faccende che mi fanno piuttosto irritare o voglio mettere in risalto perché ci tengo a fargli pubblicità.
Non sarà una rubrica regolare e potrebbero passare mesi e mesi prima di un altro “Parliamo di…”.
Prima di tutto voglio specificare una cosa: io non ho letto e non leggerò questo libro e i suoi seguiti.
L’opinione che esprimo in questo post è nata e si è sviluppata dalla pubblicazione di questa opera e non verterà sulla qualità stilistica, di traduzione o altro che potrei permettermi di giudicare solo se avessi sul mio Kindle Grey.
Finito il prologo possiamo iniziare a discutere del soggetto di questo post.
Grey è un’operazione commerciale che mi irrita abbastanza.
Tralasciando il fatto che avrei preferito leggere dall’inizio la storia di 50 Sfumature dal punto di vista di lui perché Ana pecca di non avere un carattere, devo dire che rivedere la stessa storia ormai soggetto di un sacco di copie più o meno brillati e tre film non mi interessa.
Per un lettore che ha amato il soggetto di 50 Sfumature sarà andato subito a comprare il libro per vedere l’altro punto di vista, ma è qui che mi arrabbio.
E.L. James non vende per una particolare bravura, ma riadattando ciò che ha fatto successo.
Tra lo scrittore e il lettore ci dovrebbe essere un reciproco rapporto di rispetto e critica (nei limiti della civiltà) uno scrittore si impegna a creare un contesto narrativo credibile, personaggi emotivamente impattanti, una storia che lasci con qualcosa nell’animo del ricevente; dall’altra parte il lettore deve usare il suo potere di critica senza per questo essere volgare.
Lei ha mandato a ramengo questa idea. Per quanto una storia sia appassionante, ben scritta, impattante ricomprare un libro che narra la stessa cosa ma da un punto di vista diverso risulta fastidioso.
E.L. James è una scrittrice mediocre, per quanto sia diventato popolare la sua trilogia vive nel grande mare della mediocrità, ma un ottima donna d’affari. Lei sa cosa vuole la maggior parte del pubblico e sa darglielo lucrandoci sopra. Nella sua testolina i lettori sono solo numeri, non vede il suo pubblico pagante come persone aventi la coscienza critica.
 Quel prezzo non è equiparabile al prodotto!
Sono anche cosciente d’altra parte che la popolarità nasce dal solo fatto di parlarne, bene o male è indifferente, e questo romanzo anche se non è sulla bocca di tutti, tutti sanno che esiste.
Vorrei sottolineare che presa coscienza di quanto detto sopra non bisogna andare a prendere il libro per altre vie. Se avete voglia di leggerlo è allora giusto che paghiate quello che il mercato pretende. La pirateria è sbagliata di per sé, e non va giustificata dalla qualità dell’opera che si va ad affrontare.  
Spero di essere stata chiara nel mio discorso e sono a vostra piena disposizione per ampiarlo.


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