sabato 31 maggio 2014

Traduzione: The King - Capitolo 2; paragrafo 2



THE KING


Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e prego di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto modi di dire.


Questa è la copertina del mio libro


CAPITOLO II
Paragrafo II

Come Xcor uscì dalla casa dell’aristocratico, fu seccato di trovare, Ichan, il rappresentante del Consiglio, e Tyhm, l’avvocato, che lo aspettavano sotto la luce lunare.
“Penso che siamo stati abbastanza persuasivi” Ichan annunciò
Così tanto orgoglio nella sua altezzosa voce – come se il maschio avesse appena posato il suo cascante sedere sul trono.
Xcor guardò indietro alla casa stile Tudor. Attraverso le finestre di diamanti, il maschio che avevano incontrato era al telefono, fumando una sigaretta come se i suoi polmoni necessitassero nicotina più che ossigeno. Dopo si fermò e guardò verso qualcosa. Un momento dopo, le spalle caddero in un senso di sconfitta, portò il cellulare ancora all’orecchio.
Il telefono di Ichan squillò e sorrise mentre lo tirava fuori dalla sua tasca. “Pronto? Che cosa buona per voi chiamare ..” ci fu una pausa “Oh. Io penso che questo sia saggio da parte tua … pronto? Pronto?”
Ichan mise via il cellulare con un’alzata di spalle. Sento che dovrei sentirmi offeso che lui mi abbia chiuso la chiamata in faccia”
E ci fu un altro buco nella logica.
Xcor strinse la mela rubata e la strappò dal suo pugnale.
Con una mano sicura, iniziò a sbucciare la pelle rossa dalla polpa, una polpa bianca, assottigliandola girandoci intorno finché passò una striscia bianca sotto la sua lama.
Opposta alla sua preferita posizione di assassino, questo nuovo approccio legale per forzare l’abdicazione stava andando bene. Loro avevano ancora una mezza dozzina di membri della Prima Famiglia da incontrare e rassicurare, e poi sarà il momento di renderlo ufficiale a livello del Consiglio. Dopo questo? Ci sarebbero state delle uccisioni – senza dubbio uno o tutti gli aristocratici avevano a che fare con vari deliri per l’incoronazione.
Facilmente rimediabili, e dopo lui avrebbe avuto ciò che voleva.
“ … un pasto a nostra scelta?”
Come Ichan e Tyme guardarono a lui, realizzò che gli avevano chiesto di andare a mangiare.
Xcor lasciò che la striscia di buccia cadesse nella neve ai suoi piedi. Non c’era dubbio che il damerino dentro di loro avrebbe voluto tirala su, anche se il bravo ragazzo era incerto, potesse egli avventurarsi fuori per una passeggiata fra i suoi arnesi e vedere lui stesso.
Le minacce erano state fatte al meglio e su più livelli.
“Il campo mi aspetta” Xcor disse mentre scavava una sezione di polpa e scopriva le sue zanne, portando il suo coltello verso la bocca con il pezzetto.
Il crack che produsse con il morso ebbe l’effetto sperato.
“Sì, allora, di certo, infatti, veramente” Icha disse, le sue parole come una ballerina piroettando togliesse le scarpe a punta e collassasse nella buca dell’orchestra.
Così carino.
E poi ci fu una pausa, come se l’addio dovesse essere ricambiato. Quando Xcor inarcò solo un sopracciglio, i due si dematerializzarono sicuri come se ci fosse un emergenza in corso nelle rispettive case.
Erano così irrilevanti queste pedine – aveva già usato altre persone, e senza dubbio uno o entrambi della coppia appena partita avrebbe trovato la sua tomba preparata da lui.
Dentro la grande casa, il membro del Consiglio che avevano appena visto stava ancora tenendo la sua testa, ma non a lungo. Qualcuno entrò nella stanza, e chiunque fosse, l’aristocratico non voleva che sapessero cosa lo avesse sconvolto. Si ricompose, sorrise e aprì le braccia. Una giovane fanciulla andò verso di lui, Xcor immaginò che fosse la figlia.
Lei era bellissima, era vero … il ritratto era accurato.
Ma non era all’altezza di un’altra. 
Spontaneamente, ricordi scorsero nella sua mente, immagini di chiara pelle e capelli, e occhi che  erano capaci di fermarlo nella sua traiettoria sicura come un proiettile, era intrappolato nei suoi pensieri abbastanza da inciampare nei suoi stilavi anche se era rimato fermo in piedi.
No, per quanto carina e giovane fosse la figlia, lei era solo un eco lontano di leggiadria comparata alla sua irraggiungibile Eletta.
“Devi smetterla” disse nel freddo vento notturno “ Devi smetterla adesso”.
Un comando di ammenda, anzi -  e ci volle qualche minuti prima che si riuscisse a calmare abbastanza per concentrarsi e dematerializzarsi verso il prato davanti.
In un batter d’occhi Xcor fu finalmente nel suo elemento: il vicolo antistante era un’ascella urbana. La neve sporca ghermiva lo pneumatico che era rimasto dopo innumerevoli cumuli di rifiuti e camion per l’immondizia erano passati  o anche in questo tratto dietro una mezza dozzina di ristoranti economici. Nonostante le raffiche fredde di dicembre, il fetore di carne avariata e l’innaturale verde della sostanza erano abbastanza per far pizzicare l’interno del naso.
Inspirò, cercando la dolcezza stucchevole del nemico.
Lui era nato deforme e abbandonato nel mondo dalla femmina che lo aveva espulso dai  suoi lombi. Allevato nel campo da guerra del Carnefice, era stato levigato come una lama nella fucina sadica dell’aggressione e del dolore, ogni debolezza spurgata da lui finché non fu letale come un pugnale.
Quel teatro del combattimento era ciò a cui lui apparteneva.
E lui non fu solo a lungo.
Girò la testa intorno, preparò il suo peso sulle cosce. Un gruppo di umani entrò nella sua visuale, aggiustò l’angolatura, camminando nella massa. Quando lo videro, si fermarono e si ritrassero.
Xcor roteò gli occhi e riprese il cammino nella direzione opposta …
“Che cazzo stai facendo” venne un grido.
Si girò, fissò cinque di loro. Erano vestiti con una sorta di completo coordinato da umano duro: giacche di pelle, berretti neri, bandane legate dietro la testa.
Loro erano chiaramente destinati a contrarsi con qualcuno o qualcun altro.
Non il tipo di nemico con cui disturbarsi. Per prima cosa, erano così inferiori fisicamente, era come mordere quella mela. Secondariamente, loro erano responsabili di coinvolgere altri della loro specie, sia espressamente attraverso quel temuto 911 o involontariamente, a causa del rumore che avrebbe allertato i passanti.
“Che cazzo fai!”
Se lui fosse stato in silenzio, ciò poteva degenerare in una canzone coordinata o in un numero di danza? Era inquietante.
“Aggirarmi nella notte” disse a voce bassa
“Aggirarmi … fottiti straniero”
O qualcosa con questo effetto. Il loro accento era indecifrabile – inoltre, era disinteressato a impiegare molte energie su quel fronte.
Da non so dove, una macchina girò l’angolo, gli pneumatici perso la trazione come se il guidatore pestasse sui freni.
Colpi di pistola incominciarono, rimbombando nella notte, disperdendo la folla incluso lui.
Posto sbagliato, tempo sbagliato, Xcor pensò mentre prendeva un proiettile  nella spalla, il dolore entrò nella sua testa e gli rese impossibile dematerializzarsi.
Lui non voleva nulla da questa sciocca battaglia contro i ratti senza code. Ma era apparso come se lui fosse andato per combattere.
Lui non sarebbe morto per il risultato di una pallottola umana.



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