lunedì 15 settembre 2014

The King - Capitolo 11; paragrafo 1



THE KING

Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e prego di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto modi di dire.



Questa è la copertina del mio libro


CAPITOLO XI
Paragrafo I

Wrath raggiunse il tunnel sotterraneo del complesso con passo pesante, le scarpe da ginnastica creavano un suono così forte che il rumore riecheggiava intorno a lui come un'intera banda in marcia. Al suo fianco, George teneva il tempo, il collare tintinnava, le zampe picchiavano contro il pavimento di cemento.
Il percorso dal centro di addestramento alla magione durava almeno due minuti, tre o quattro se passeggiavi con qualcuno e scambiavi quattro chiacchiere. Non questa volta. George lo fece fermare di fronte alla porta blindata appena trenta secondi dopo che ebbero lasciato l'ufficio passando dal retro dell'armadietto.
Salendo i bassi gradini, Wrath toccò con la mano alla ricerca del pannello di sicurezza e digitò il codice. Con un cha-chunk simile a quello di un caveau blindato che si spalancava, la chiusura si aprì ed essi proseguirono per il successivo portone bloccato. Una volta superato anche quello, si ritrovarono nell'ingresso immenso quanto una caverna e le prima cosa che Wrath fece fu annusare l'aria.
Agnello, per il Primo Pasto. Un camino acceso in biblioteca. Vishous che fumava una sigaretta rollata a mano nella sala da biliardo.
Merda. Doveva dire a suo fratello cos'era successo nella palestra con Payne. Diavolo, tecnicamente gli doveva un rytho.
Ma tutto quello poteva aspettare.
“Beth,” disse Wrath al cane. “Cerca.”
Entrambi ricontrollarono gli odori presenti nell'aria.
“Sopra,” ordinò lui, nello stesso istante il cane camminò in avanti.
Quando arrivarono al pianerottolo del secondo piano, l'odore di Beth si fece più intenso - il che confermò che erano nella giusta direzione. La brutta notizia? Veniva da molto lontano, sul lato sinistro.
Wrath percorse la galleria delle statue, superò la stanza di John e Xhex e quella di Blay e Qhuinn.
Si fermarono prima di arrivare agli appartamenti di Zsadist e Bella.
Non aveva bisogno che il cane gli dicesse che avevano raggiunto la destinazione - e lui sapeva con esattezza  chi c’era in quella stanza davanti alla quale erano. Perfino nel corridoio gli ormoni della gravidanza avevano ispessito l'aria, sembrava che fuori alla porta ci fosse un drappo di velluto.
Ed ecco il perché Beth si trovava lì, giusto?
Le femmine non hanno segreti per i compagni che rispettano.
Dannazione. Che nessuno dicesse che la sua compagna voleva un bambino e se ne stava occupando senza neanche parlarne con lui.
Stringendo i denti, sollevò la mano per bussare con le nocche - ma finì per prendere a pugni la porta. Una. due volte.
“Entra,” disse l'Eletta Layla.
Wrath spalancò l'uscio e seppe con esattezza quando la sua shellan lo vide: il fumoso odore della colpevolezza e dell'inganno fluttuò verso di lui.
“Dobbiamo parlare,” sbottò lui. Poi accennò col capo nella direzione in cui sperava si trovasse Layla. “Ti prego di scusarci, Eletta.”
Ci fu una piccola conversazione tra le femmine, Beth era impacciata, Layla nervosa. E poi la sua compagna uscì da dietro al letto e si diresse verso di lui.
Non si dissero una parola. Non quando lei chiuse la porta alle loro spalle. Non mentre camminavano fianco a fianco lungo il corridoio. E quando raggiunsero il suo ufficio, Wrath ordinò a George di restare fuori prima di rinchiudere loro due là dentro.
Sebbene avesse grande familiarità con la disposizione di quel mobilio francese da checche, Wrath mise le mani in avanti, toccò il retro della sedie rivestite di seta e il delicato divano... infine l'angolo della scrivania di suo padre.
Gli girò intorno e si sedette sul trono, strinse le mani sui braccioli intagliati - li strinse talmente forte che il legno scricchiolò in segno di protesta. “Da quando passi del tempo con lei?"
“Con chi?”
“Non fare finta di niente. Non ti si addice.”
L'aria si smosse nella stanza e lui sentì i passi di Beth sul tappeto Aubusson. Mentre lei camminava avanti e indietro, lui riusciva a figurarsela, le sopracciglia basse, la bocca stretta, le braccia incrociate sul petto.
Il senso di colpa era svanito. E in cambio era incazzata quanto lui.
“Perché diavolo t'importa?” mormorò lei.
“Ho tutto il diritto di sapere dove vai.”
“Chiedo scusa?’
Puntò un dito nella sua direzione. “È incinta.”
“L'ho notato.”
Il pugno di Wrath si abbatté così violentò sulla scrivania che la cornetta del telefono andò fuori posto. “Non puoi volere entrare nel bisogno!”
“Sì!” Beth gli urlò contro. “Lo voglio! È un maledetto crimine?”
Wrath espirò e si sentì come se l'avesse investito un'auto. Di nuovo.
Era incredibile come sentire la sua più grande paura espressa ad alta voce era così devastante.
Fece due respiri profondi, sapeva di dover scegliere con attenzione le parole - a dispetto del fatto che le sue ghiandole surrenali stessero pompando sufficiente adrenalina nel suo sistema da soffocarlo nel terrore.
Nel silenzio, il tuh-tuh-tuh-riconnettimi del telefono era forte quanto le imprecazioni che attraversavano le teste di entrambi.
Con mano tremante, Wrath lo cercò fin che non trovò la cornetta. Rimetterla a posto richiese un paio di tentativi, ma riuscì nell'intento senza distruggere nulla.
Oh Dio, c'era silenzio nella stanza. E per qualche ragione lui era profondamente conscio della sedia su cui era seduto, tutto, dal duro sedile in pelle ai simboli intagliati sui braccioli, al modo in cui la schiena veniva graffiata da quel rilievo alle sue spalle.
“Ho bisogno che ascolti,” disse Wrath con voce monocorde, “e sappi che giuro su Dio che è la verità. Non ti servirò durante il tuo bisogno. Mai.”
Adesso era il turno di Beth di espirare come se l'avessero colpita all'addome. “Non posso... non posso credere a quello che hai appena detto.”
“Non succederà mai e poi mai. Non ti metterò mai incinta.”
C'erano poche cose in vita di cui era sicuro. L'unica altra che gli veniva in mente era quanto l'amava.
“Non vuoi,” disse lei rudemente. “O non puoi?”
“Non voglio. Quindi non lo farò.”
“Wrath, non è giusto. Non puoi dichiararlo come se fosse legge in uno dei tuoi proclami.”
“Quindi dovrei mentire riguardo ciò che sento?”
“No, ma puoi parlarne, per l'amor di Dio. Siamo compagni e questa scelta si riflette su entrambi.”
“Discuterne non cambierà quel che sento. Se vuoi continuare a passare del tempo con l'Eletta è una tua decisione. Ma se le voci fossero vere ed entrassi nel tuo bisogno, sappi che verrai drogata per superarlo. Non ti servirò.”
”Gesù... come se fossi un animale che ha bisogno di andare dal veterinario?”
“Non hai idea di cosa sono quegli ormoni.”
“Certo. Detto da un maschio.”
Lui strinse le spalle. “È un evento biologico verificabile. Quando Layla è entrata nel suo bisogno, tutti l'abbiamo avvertito nella casa - anche una notte e mezzo dopo che era terminato. Marissa ha fatto uso di droghe per anni. È quel che si fa.”
“Sì, quando una femmina non è sposata, probabilmente. Ma l'ultima volta che ho controllato, c'era il mio nome sulla tua schiena.”
“Solo perché sei sposata non vuol dire che devi concepire dei bambini.”
Beth tacque per un momento. “Ti è passato per la testa solo per un secondo che potrebbe essere importante per me? E non nel senso Oh, ho bisogno di un'auto nuova, oppure... Voglio tornare a scuola. O ancora, Che ne dici di uscire io e te per un fottuto appuntamento una volta tanto mentre ti sparano e fai un lavoro che odi. Wrath, questo è fondamentale per la vita.”
E l'ingresso per la morte - per lei. Così tante femmine morivano dando alla luce un bambino, e se lui l'avesse persa …
Cazzo. Non riusciva a pensarci neanche ipoteticamente. “Non ti darò un bambino. Posso indorarti la pillola con una miriade di stronzate senza senso e parole lenitive, ma prima o poi, dovrai accettarlo …”
Accettarlo? Come se fossi stata infettata dal raffreddore da qualcuno e dovessi rassegnarmi a tossire per un paio di giorni?” Lo stupore nella voce di Beth era pari alla sua rabbia. “Ma ti ascolti?”
“Sono fottutamente conscio di ogni parola che ho pronunciato. Fidati.”
“Okay. Bene. Perché non ci scambiamo i ruoli? Che ne dici... di questo - mi darai il bambino che voglio, ed è una cosa a cui ti devi abituare. Punto.”
Wrath strinse di nuovo le spalle. “Non puoi forzarmi a stare con te.”
Quando Beth sobbalzò, lui ebbe la strana sensazione che il loro rapporto era entrato in una nuova dimensione - e non in senso buono. Ma non si poteva tornare indietro.
Imprecando tra i denti, Wrath scosse la testa. “Fatti un favore e smetti di passare del tempo con quella femmina per ore ogni notte. Se sei fortunata, non ha funzionato e possiamo dimenticare tutto quanto …”
“Dimenticare tutto … aspetta. Stai... stai... ti sei fottuto quel cazzo di cervello?”
Merda. La sua shellan non balbettava o incespicava, e raramente bestemmiava. Che tripletta!
Ma questo non cambiava le cose. “Quando pensavi di dirmelo?” pretese di sapere Wrath.
“Dirti cosa? Che sei un vero stronzo? Proprio adesso.”
“No, che stavi deliberatamente cercando di avviare il tuo bisogno. Parlando di cose che si riflettono su entrambi.”
Cosa sarebbe successo se le fosse successo improvvisamente durante il giorno? Lui avrebbe potuto cedere e poi...
Non andava bene. Specialmente dopo che aveva scoperto che lei passava del tempo con l'Eletta con quell'intenzione.
Wrath guardò verso Beth. “Sì, con esattezza in quale momento sarebbe venuto fuori durante la conversazione? Non stasera, giusto? Forse domani? No?” Wrath si allungò sulla scrivania. “Sapevi che non volevo. Te l'avevo detto.”
Beth ricominciò ad andare avanti e indietro. Lui poteva sentire ogni suo passo. Ci volle un po' prima che lei si fermasse.
“Sai una cosa? Adesso me ne vado,” disse lei, “e non perché devo uscire stasera. È meglio se ti sto lontana per un po'. E poi, quando sarò tornata, ne riparleremo - entrambi i lati del problema - no!” ordinò Beth quando lo vide aprire la bocca. “Non dire un'altra dannata parola. Se lo fai, ho la sensazione che farò i bagagli e me ne andrò per sempre.”
“Dove stai andando?”
“Contrariamente al tuo credo, non hai il diritto di sapere dove sono ogni secondo del giorno e della notte. Specialmente dopo questa discussione.”
Imprecando di nuovo, Wrath si tolse gli occhiali a mascherina e si massaggiò il ponte del naso. “Beth, ascolta, io voglio solo …”
“Oh, ho ascoltato più che abbastanza. Quindi fai a entrambi un favore e resta dove sei. A questo punto, quella scrivania e quella sedia dura sono tutto quel che avrai in ogni caso. Potresti dover abituarti a loro.”
Wrath chiuse la bocca. La sentì uscire. Sentì le porte chiudersi forte al suo passaggio.
Stava per schizzare in piedi e seguirla, ma ricordò che la dottoressa Jane aveva detto qualcosa riguardo una risonanza magnetica di John Matthew in quell'ospedale umano. Doveva essere lì che Beth stava andando - aveva detto che per lei era importante andare insieme al fratello.
All'improvviso ricordò la crisi e cosa era successo durante. Si era confrontato con Qhuinn subito dopo l'episodio riguardo ciò che John aveva provato a comunicare a Beth - se veniva detto qualcosa alla sua shellan, lui voleva conoscere i dettagli, grazie tante.
Ti terrò al sicuro. Mi occuperò di te.
Okay, quel file andava sotto le parole ECheCazzo. Normalmente, non aveva problemi con John Matthew. In effetti gli era sempre piaciuto il ragazzo - al punto che era stato spaventosamente facile accettare che un guerriero muto entrasse nelle loro vite - e ci rimanesse.
Affidabile. Una bella testa sulle spalle. E la mancanza di voce non era un problema ad eccezione di Wrath, perché ovviamente, non potendo vedere, non riusciva a leggergli le mani.
Oh, e riguardo al test sanguigno che diceva che era figlio di Darius? Più tempo si trascorreva col ragazzo, più era chiaro che ci fosse una connessione tra i due.
Ma lui partiva con la parte da figlio di puttana se un qualsiasi maschio provava a mettersi tra lui e la sua compagna, fratello di sangue oppure no. Lui sarebbe stato l'unico a tenere al sicuro Beth e a occuparsi di lei. Nessun altro. E in seguito ne avrebbe parlato con John... anche se la cosa più strana era che il ragazzo non sembrava nemmeno sapere cosa avesse detto. John non era così ferrato sull'Antico Idioma da intrattenerci una conversazione, eppure sia Blay che Qhuinn avevano confermato che era quello che stava sillabando.
Ma vabbè. John doveva avere qualche tipo di cura, e da parte di Beth, lui non sarebbe stato un problema. Eppure, la storia del bambino...
Ci volle parecchio prima che Wrath riuscisse a liberare le mani che aveva artigliato ai braccioli del trono, e quando lo fece, gli bruciavano le giunture.
A questo punto, quella scrivania e quella sedia dura sono tutto quel che avrai in ogni caso.
Che casino. Ma la conclusione, la verità lapalissiana era che... non poteva perderla a causa della gravidanza. E per quanto fosse brutta questa frattura che si era creata tra di loro, almeno entrambi erano ancora vivi e così sarebbero stati a lungo. Non avrebbe mai e poi mai rischiato volontariamente la vita di Beth per un ipotetico figlio o figlia - che, in ogni caso, presumendo che sopravvivesse al cambiamento, avrebbe sofferto a causa dell'eredità regale quanto aveva sofferto lui.
E quella era l'altra motivazione. Non aveva alcuna voglia di condannare un innocente a tutta la merda relativa al Re. Gli aveva rovinato la vita - e quella non era un'eredità che voleva condividere con qualcuno che avrebbe di sicuro amato quasi quanto la sua shellan -
Spostandosi sul trono, abbassò lo sguardo su se stesso - e aggrottò la fronte.
Anche se non riusciva a vedere niente realizzò che... aveva un'erezione. Una pulsante e dura erezione stava premendo contro la patta dei suoi pantaloni in pelle.
Come se avesse un posto dove andare. All'istante.
Poggiando la testa sulle mani aperte, Wrath capì esattamente cosa significava.
“Oh... Dio... no.”


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