THE KING
Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e
prego di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché
era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto
modi di dire.
Questa è la copertina
del mio libro
CAPITOLO
XI
Paragrafo
I
Wrath
raggiunse il tunnel sotterraneo del complesso con passo pesante, le scarpe da
ginnastica creavano un suono così forte che il rumore riecheggiava intorno a
lui come un'intera banda in marcia. Al suo fianco, George teneva il tempo, il
collare tintinnava, le zampe picchiavano contro il pavimento di cemento.
Il percorso
dal centro di addestramento alla magione durava almeno due minuti, tre o
quattro se passeggiavi con qualcuno e scambiavi quattro chiacchiere. Non questa
volta. George lo fece fermare di fronte alla porta blindata appena trenta
secondi dopo che ebbero lasciato l'ufficio passando dal retro dell'armadietto.
Salendo i
bassi gradini, Wrath toccò con la mano alla ricerca del pannello di sicurezza e
digitò il codice. Con un cha-chunk simile a quello di un caveau blindato
che si spalancava, la chiusura si aprì ed essi proseguirono per il successivo
portone bloccato. Una volta superato anche quello, si ritrovarono nell'ingresso
immenso quanto una caverna e le prima cosa che Wrath fece fu annusare l'aria.
Agnello, per
il Primo Pasto. Un camino acceso in biblioteca. Vishous che fumava una
sigaretta rollata a mano nella sala da biliardo.
Merda.
Doveva dire a suo fratello cos'era successo nella palestra con Payne. Diavolo,
tecnicamente gli doveva un rytho.
Ma tutto
quello poteva aspettare.
“Beth,” disse Wrath al cane. “Cerca.”
Entrambi
ricontrollarono gli odori presenti nell'aria.
“Sopra,”
ordinò lui, nello stesso istante il cane camminò in avanti.
Quando
arrivarono al pianerottolo del secondo piano, l'odore di Beth si fece più
intenso - il che confermò che erano nella giusta direzione. La brutta notizia?
Veniva da molto lontano, sul lato sinistro.
Wrath
percorse la galleria delle statue, superò la stanza di John e Xhex e quella di
Blay e Qhuinn.
Si fermarono
prima di arrivare agli appartamenti di Zsadist e Bella.
Non aveva
bisogno che il cane gli dicesse che avevano raggiunto la destinazione - e lui
sapeva con esattezza chi c’era in quella stanza davanti alla
quale erano. Perfino nel corridoio gli ormoni della gravidanza avevano
ispessito l'aria, sembrava che fuori alla porta ci fosse un drappo di velluto.
Ed ecco il
perché Beth si trovava lì, giusto?
Le femmine non hanno segreti per i compagni che rispettano.
Dannazione.
Che nessuno dicesse che la sua compagna voleva un bambino e se ne stava
occupando senza neanche parlarne con lui.
Stringendo i
denti, sollevò la mano per bussare con le nocche - ma finì per prendere a pugni
la porta. Una. due volte.
“Entra,”
disse l'Eletta Layla.
Wrath
spalancò l'uscio e seppe con esattezza quando la sua shellan lo vide: il
fumoso odore della colpevolezza e dell'inganno fluttuò verso di lui.
“Dobbiamo
parlare,” sbottò lui. Poi accennò col capo nella direzione in cui sperava si
trovasse Layla. “Ti prego di scusarci, Eletta.”
Ci fu una
piccola conversazione tra le femmine, Beth era impacciata, Layla nervosa. E poi
la sua compagna uscì da dietro al letto e si diresse verso di lui.
Non si
dissero una parola. Non quando lei chiuse la porta alle loro spalle. Non mentre
camminavano fianco a fianco lungo il corridoio. E quando raggiunsero il suo
ufficio, Wrath ordinò a George di restare fuori prima di rinchiudere loro due
là dentro.
Sebbene
avesse grande familiarità con la disposizione di quel mobilio francese da
checche, Wrath mise le mani in avanti, toccò il retro della sedie rivestite di
seta e il delicato divano... infine l'angolo della scrivania di suo padre.
Gli girò
intorno e si sedette sul trono, strinse le mani sui braccioli intagliati - li
strinse talmente forte che il legno scricchiolò in segno di protesta. “Da
quando passi del tempo con lei?"
“Con chi?”
“Non fare
finta di niente. Non ti si addice.”
L'aria si
smosse nella stanza e lui sentì i passi di Beth sul tappeto Aubusson. Mentre
lei camminava avanti e indietro, lui riusciva a figurarsela, le sopracciglia
basse, la bocca stretta, le braccia incrociate sul petto.
Il senso di
colpa era svanito. E in cambio era incazzata quanto lui.
“Perché diavolo
t'importa?” mormorò lei.
“Ho tutto il
diritto di sapere dove vai.”
“Chiedo
scusa?’
Puntò un
dito nella sua direzione. “È incinta.”
“L'ho
notato.”
Il pugno di
Wrath si abbatté così violentò sulla scrivania che la cornetta del telefono
andò fuori posto. “Non puoi volere entrare nel bisogno!”
“Sì!” Beth
gli urlò contro. “Lo voglio! È un maledetto crimine?”
Wrath espirò
e si sentì come se l'avesse investito un'auto. Di nuovo.
Era
incredibile come sentire la sua più grande paura espressa ad alta voce era così
devastante.
Fece due
respiri profondi, sapeva di dover scegliere con attenzione le parole - a
dispetto del fatto che le sue ghiandole surrenali stessero pompando sufficiente
adrenalina nel suo sistema da soffocarlo nel terrore.
Nel
silenzio, il tuh-tuh-tuh-riconnettimi del telefono era forte quanto le
imprecazioni che attraversavano le teste di entrambi.
Con mano
tremante, Wrath lo cercò fin che non trovò la cornetta. Rimetterla a posto
richiese un paio di tentativi, ma riuscì nell'intento senza distruggere nulla.
Oh Dio,
c'era silenzio nella stanza. E per qualche ragione lui era profondamente
conscio della sedia su cui era seduto, tutto, dal duro sedile in pelle ai
simboli intagliati sui braccioli, al modo in cui la schiena veniva graffiata da
quel rilievo alle sue spalle.
“Ho bisogno
che ascolti,” disse Wrath con voce monocorde, “e sappi che giuro su Dio che è
la verità. Non ti servirò durante il tuo bisogno. Mai.”
Adesso era
il turno di Beth di espirare come se l'avessero colpita all'addome. “Non
posso... non posso credere a quello che hai appena detto.”
“Non succederà
mai e poi mai. Non ti metterò mai incinta.”
C'erano
poche cose in vita di cui era sicuro. L'unica altra che gli veniva in mente era
quanto l'amava.
“Non vuoi,”
disse lei rudemente. “O non puoi?”
“Non voglio.
Quindi non lo farò.”
“Wrath, non
è giusto. Non puoi dichiararlo come se fosse legge in uno dei tuoi proclami.”
“Quindi
dovrei mentire riguardo ciò che sento?”
“No, ma puoi
parlarne, per l'amor di Dio. Siamo compagni e questa scelta si riflette su
entrambi.”
“Discuterne
non cambierà quel che sento. Se vuoi continuare a passare del tempo con
l'Eletta è una tua decisione. Ma se le voci fossero vere ed entrassi nel tuo
bisogno, sappi che verrai drogata per superarlo. Non ti servirò.”
”Gesù...
come se fossi un animale che ha bisogno di andare dal veterinario?”
“Non hai idea
di cosa sono quegli ormoni.”
“Certo. Detto
da un maschio.”
Lui strinse
le spalle. “È un evento biologico verificabile. Quando Layla è entrata nel suo
bisogno, tutti l'abbiamo avvertito nella casa - anche una notte e mezzo dopo
che era terminato. Marissa ha fatto uso di droghe per anni. È quel che si fa.”
“Sì, quando
una femmina non è sposata, probabilmente. Ma l'ultima volta che ho controllato,
c'era il mio nome sulla tua schiena.”
“Solo perché
sei sposata non vuol dire che devi concepire dei bambini.”
Beth tacque
per un momento. “Ti è passato per la testa solo per un secondo che potrebbe
essere importante per me? E non nel senso Oh,
ho bisogno di un'auto nuova, oppure... Voglio
tornare a scuola. O ancora, Che ne
dici di uscire io e te per un fottuto appuntamento una volta tanto mentre ti
sparano e fai un lavoro che odi. Wrath, questo è fondamentale per la vita.”
E l'ingresso
per la morte - per lei. Così tante femmine morivano dando alla luce un bambino,
e se lui l'avesse persa …
Cazzo. Non
riusciva a pensarci neanche ipoteticamente. “Non ti darò un bambino. Posso
indorarti la pillola con una miriade di stronzate senza senso e parole
lenitive, ma prima o poi, dovrai accettarlo …”
“Accettarlo?
Come se fossi stata infettata dal raffreddore da qualcuno e dovessi rassegnarmi
a tossire per un paio di giorni?” Lo stupore nella voce di Beth era pari alla
sua rabbia. “Ma ti ascolti?”
“Sono
fottutamente conscio di ogni parola che ho pronunciato. Fidati.”
“Okay. Bene.
Perché non ci scambiamo i ruoli? Che ne dici... di questo - mi darai il bambino
che voglio, ed è una cosa a cui ti devi abituare. Punto.”
Wrath
strinse di nuovo le spalle. “Non puoi forzarmi a stare con te.”
Quando Beth
sobbalzò, lui ebbe la strana sensazione che il loro rapporto era entrato in una
nuova dimensione - e non in senso buono. Ma non si poteva tornare indietro.
Imprecando
tra i denti, Wrath scosse la testa. “Fatti un favore e smetti di passare del
tempo con quella femmina per ore ogni notte. Se sei fortunata, non ha
funzionato e possiamo dimenticare tutto quanto …”
“Dimenticare
tutto … aspetta. Stai... stai... ti sei fottuto quel cazzo di cervello?”
Merda. La
sua shellan non balbettava o incespicava, e raramente bestemmiava. Che tripletta!
Ma questo
non cambiava le cose. “Quando pensavi di dirmelo?” pretese di sapere Wrath.
“Dirti cosa?
Che sei un vero stronzo? Proprio adesso.”
“No, che
stavi deliberatamente cercando di avviare il tuo bisogno. Parlando di cose che
si riflettono su entrambi.”
Cosa sarebbe
successo se le fosse successo improvvisamente durante il giorno? Lui avrebbe
potuto cedere e poi...
Non andava
bene. Specialmente dopo che aveva scoperto che lei passava del tempo con
l'Eletta con quell'intenzione.
Wrath guardò
verso Beth. “Sì, con esattezza in quale momento sarebbe venuto fuori durante la
conversazione? Non stasera, giusto? Forse domani? No?” Wrath si allungò sulla
scrivania. “Sapevi che non volevo. Te l'avevo detto.”
Beth
ricominciò ad andare avanti e indietro. Lui poteva sentire ogni suo passo. Ci
volle un po' prima che lei si fermasse.
“Sai una
cosa? Adesso me ne vado,” disse lei, “e non perché devo uscire stasera. È
meglio se ti sto lontana per un po'. E poi, quando sarò tornata, ne riparleremo
- entrambi i lati del problema - no!” ordinò Beth quando lo vide aprire la
bocca. “Non dire un'altra dannata parola. Se lo fai, ho la sensazione che farò
i bagagli e me ne andrò per sempre.”
“Dove stai
andando?”
“Contrariamente
al tuo credo, non hai il diritto di sapere dove sono ogni secondo del giorno e
della notte. Specialmente dopo questa discussione.”
Imprecando
di nuovo, Wrath si tolse gli occhiali a mascherina e si massaggiò il ponte del
naso. “Beth, ascolta, io voglio solo …”
“Oh, ho
ascoltato più che abbastanza. Quindi fai a entrambi un favore e resta dove sei.
A questo punto, quella scrivania e quella sedia dura sono tutto quel che avrai
in ogni caso. Potresti dover abituarti a loro.”
Wrath chiuse
la bocca. La sentì uscire. Sentì le porte chiudersi forte al suo passaggio.
Stava per
schizzare in piedi e seguirla, ma ricordò che la dottoressa Jane aveva detto
qualcosa riguardo una risonanza magnetica di John Matthew in quell'ospedale
umano. Doveva essere lì che Beth stava andando - aveva detto che per lei era
importante andare insieme al fratello.
All'improvviso
ricordò la crisi e cosa era successo durante. Si era confrontato con Qhuinn
subito dopo l'episodio riguardo ciò che John aveva provato a comunicare a Beth
- se veniva detto qualcosa alla sua shellan, lui voleva conoscere i
dettagli, grazie tante.
Ti terrò al
sicuro. Mi occuperò di te.
Okay, quel
file andava sotto le parole ECheCazzo. Normalmente, non aveva problemi con John
Matthew. In effetti gli era sempre piaciuto il ragazzo - al punto che era stato
spaventosamente facile accettare che un guerriero muto entrasse nelle loro vite
- e ci rimanesse.
Affidabile.
Una bella testa sulle spalle. E la mancanza di voce non era un problema ad
eccezione di Wrath, perché ovviamente, non potendo vedere, non riusciva a leggergli
le mani.
Oh, e
riguardo al test sanguigno che diceva che era figlio di Darius? Più tempo si
trascorreva col ragazzo, più era chiaro che ci fosse una connessione tra i due.
Ma lui
partiva con la parte da figlio di puttana se un qualsiasi maschio provava a
mettersi tra lui e la sua compagna, fratello di sangue oppure no. Lui
sarebbe stato l'unico a tenere al sicuro Beth e a occuparsi di lei. Nessun
altro. E in seguito ne avrebbe parlato con John... anche se la cosa più strana
era che il ragazzo non sembrava nemmeno sapere cosa avesse detto. John non era
così ferrato sull'Antico Idioma da intrattenerci una conversazione, eppure sia
Blay che Qhuinn avevano confermato che era quello che stava sillabando.
Ma vabbè.
John doveva avere qualche tipo di cura, e da parte di Beth, lui non sarebbe
stato un problema. Eppure, la storia del bambino...
Ci volle
parecchio prima che Wrath riuscisse a liberare le mani che aveva artigliato ai
braccioli del trono, e quando lo fece, gli bruciavano le giunture.
A questo
punto, quella scrivania e quella sedia dura sono tutto quel che avrai in ogni
caso.
Che casino.
Ma la conclusione, la verità lapalissiana era che... non poteva perderla a
causa della gravidanza. E per quanto fosse brutta questa frattura che si era
creata tra di loro, almeno entrambi erano ancora vivi e così sarebbero stati a
lungo. Non avrebbe mai e poi mai rischiato volontariamente la vita di Beth per
un ipotetico figlio o figlia - che, in ogni caso, presumendo che sopravvivesse
al cambiamento, avrebbe sofferto a causa dell'eredità regale quanto aveva
sofferto lui.
E quella era
l'altra motivazione. Non aveva alcuna voglia di condannare un innocente a tutta
la merda relativa al Re. Gli aveva rovinato la vita - e quella non era
un'eredità che voleva condividere con qualcuno che avrebbe di sicuro amato
quasi quanto la sua shellan -
Spostandosi
sul trono, abbassò lo sguardo su se stesso - e aggrottò la fronte.
Anche se non
riusciva a vedere niente realizzò che... aveva un'erezione. Una pulsante e dura
erezione stava premendo contro la patta dei suoi pantaloni in pelle.
Come se
avesse un posto dove andare. All'istante.
Poggiando la
testa sulle mani aperte, Wrath capì esattamente cosa significava.
“Oh...
Dio... no.”
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