martedì 16 settembre 2014

The King - Capitolo 11, paragrafo 2

Questa sarà l'ultima traduzione perchè da oggi è uscito sui siti della Mondolibri il libro tradotto in italiano a circa 15 euro. In libreria arriverà invece alla fine della settimana o all'inizio di settimana prossima. Gli unici che potranno comprarlo sono i membri del Club, a noi che aspettiamo l'edizione Rizzoli attendiamo ...



THE KING

Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e prego di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto modi di dire.


Questa è la copertina del mio libro


CAPITOLO XI
Paragrafo II

“Hai bisogno di nutrirti?”
Mentre l'Eletta Selena aspettava la risposta alla propria domanda, fece del suo meglio per ignorare il fatto che l'incredibile maschio con la pelle scura che aveva davanti era nudo. Doveva esserlo. Aveva le lenzuola poggiate suoi fianchi, il petto era scoperto, i pettorali cesellati e le spalle muscolose erano illuminati dalla lieve luce che brillava in un angolo della stanza.
Era difficile immaginare perché si preoccupasse di cosa c'era sotto la vita.
Beata Vergine Scriba, che meraviglia per gli occhi era! E una rivelazione - anche se non a causa della sua ignoranza o ingenuità. Poteva aver vissuto come una reclusa nel Santuario dalla sua nascita, un secolo prima, ma come ehros, conosceva i meccanismi del sesso.
Indipendentemente dalla preparazione, tuttavia, l'atto vero e proprio non era parte del suo destino. Il precedente Primale era stato ucciso durante un assalto appena dopo che lei era diventata adulta, e non c'era stato un rimpiazzo per decine e decine di anni. Poi, quando aveva assunto il ruolo, Phury aveva cambiato ogni regola liberandole, e prendendo per sé una shellan in quanto era monogamo.
Si era sempre domandata come fosse il sesso. E ora, guardando Trez, capì nel profondo di se stessa, perché le femmine si sottomettevano. Perché le sue sorelle si preparavano con cura ed erano pronte a svolgere il loro "compito." Perché in seguito tornavano nel dormitorio con la luminosità nella pelle, nei capelli, nei sorrisi e nelle anime.
Era irresistibile poter vivere questa esperienza di prima mano -
All'improvviso si rese conto che non le aveva ancora risposto.
Quando lui continuò a guardarla, Selena si chiese se lo aveva in qualche modo offeso. Ma come? Aveva capito che non aveva una compagna. Era venuto in quella casa con suo fratello, non con una shellan, e mai una femmina era entrata in quegli appartamenti.
Non che stesse controllando ogni sua mossa.
Solo la maggior parte.
Mentre le sue guance arrossivano, disse a se stessa che di sicuro aveva bisogno di una vena dopo tutto ciò che aveva patito, vero? Infatti, i segni della sofferenza si vedevano sul suo viso... quel bellissimo volto dai lineamenti duri con gli occhi scuri a mandorla, le labbra scolpite e gli zigomi alti, la mascella prominente...
Selena si perse tra i suoi pensieri.
“Non intendevi dirlo,” esclamò lui rudemente.
Il tono delle sue parole era più profondo del solito ed ebbe uno strano effetto su di lei. All'improvviso, tutto il rossore sulle sue guance sbocciò all'interno del suo corpo, riscaldandola e alleggerendo parte delle sue paure riguardo al futuro.
“Sì, invece,” sentì dire alla sua stessa voce.
E non sarebbe stato un compito da portare a termine. No, in quel silenzioso, lieve spazio tra di loro, lei lo voleva - al suo collo, non al polso …
Follia, la avvisò una vocina interna. Non era appropriato, e non solo perché confondeva le ragioni del suo compito in quella casa.
Chiudendo gli occhi, Selena odiò il fatto che, per tutto quel che era saggio, lei avrebbe dovuto voltarsi e uscire da quella stanza. Questo maschio, questo glorioso maschio capace di sciogliere anche la sua rigidità, non era il suo futuro. Neanche il Primale lo era - o nessun altro maschio.
Il suo futuro era stato determinato anche prima che fosse avvolta dalla tunica come Eletta.
Dopo un lungo momento, Trez scosse la testa. “No. Ma ti ringrazio.”
Il rifiuto le fece venire la nausea. Aveva forse percepito i desideri inappropriati da parte sua? Eppure... avrebbe giurato di aver percepito una similitudine. L'aveva fermata sulle scale quell'unica volta, ed era stata così sicura che lui avrebbe voluto...
Bene, almeno allora era riuscita a cercare di dissuaderlo.
Eppure, dopo un allontanamento imbarazzante, il modo in cui lui la guardava era cambiato, il suo sguardo si attardava su lei, indugiandovi, e da allora lei aveva iniziato a osservarlo nascosta dalle ombre.
Non la stava guardando in quel modo adesso.
Ed era cambiato quando lei gli aveva fatto quell'offerta. Perché?
“Farai meglio ad andare.” Trez indicò col mento la porta. “Ora mangerò qualcosa e poi starò meglio.”
“Ti ho offeso?”
“Oh, Dio, no.” Lui chiuse gli occhi e scosse la testa. “Solo non voglio che...”
Selena non afferrò il resto di qualunque cosa stesse dicendo, perché si massaggiò il viso, soffocando le parole.
Improvvisamente, Selena pensò ai libri che aveva letto nella biblioteca sacra del Santuario. C'erano tantissimi dettagli sulle vite vissute sulla Terra. Così piene e sorprendenti, le notti e i giorni. Storie talmente vivide al punto che le sembrava di poter allungare un braccio e toccarle su quell'altro piano dell'esistenza. Era stata affamata del mondo terreno, scoprendo una dipendenza nei confronti di queste storie in tutte le loro magnificenze e le loro tristezze. A differenza di molte delle sue sorelle, che a malapena registravano quel che veniva mostrato nel leggere le ciotole piene d'acqua, Selena era stata vorace nel suo tempo libero, studiando il mondo moderno, le parole usate, il modo di vivere della gente.
Aveva sempre creduto che quello era quanto di più vicino sarebbe mai arrivata alla libertà di scelta e a ogni tipo di destino.
Ed era ancora vero, anche dopo la liberazione da parte di Phury.
“Maledizione, femmina, non guardarmi in quel modo,” gemette Trez.
“In quale modo?”
Le sembrò che lui ruotasse i fianchi, e quando borbottò qualcosa che lei non capì, Selena respirò profondamente - e, beata Vergine Scriba, l'odore che proveniva da lui pareva ambrosia per il suo naso.
“Selena, piccola, devi andartene. Per favore.”
Trez s'inarcò contro i cuscini, il suo magnifico petto s'indurì, le vene nel collo si gonfiarono. “Per favore.”
Ovviamente stava soffrendo - e in qualche modo era lei la causa.
Selena armeggiò con la tunica per tenerla al suo posto mentre si alzava in piedi. Con un inchino imbarazzato, chinò il capo. “Ma naturalmente.”
Selena non ricordava di aver lasciato la stanza o di aver chiuso la porta, ma doveva averlo fatto. Si ritrovò nel corridoio, a metà strada tra la porta blindata che conduceva agli appartamenti privati della famiglia reale e alla scala che l'avrebbe condotta al secondo piano...
Subito dopo, si ritrovò al Santuario.
In realtà, fu una sorpresa. Di solito, quando terminava di svolgere le sue mansioni sulla Terra, ritornava alla proprietà di Rehvenge su al nord. Le piaceva la biblioteca che c'era là - i libri di narrativa e le biografie erano altrettanto avvincenti, ma in qualche modo meno indiscreti dei volumi tenuti al Santuario.
Ma qualcosa dentro di lei l'aveva condotta nella sua vecchia abitazione.
Quanto era cambiato il Santuario, pensò, guardandosi attorno. Non era più un bastione monocromatico - ora solo gli edifici, costruiti in marmo purissimo, erano bianchi. Qualunque cosa brillava di mille colori, dal verde smeraldo dell'erba al giallo, rosa e viola dei tulipani, all'azzurro chiaro dell'acqua nelle vasche. Ma lo sfondo era lo stesso. Il tempio privato del Primale rimaneva chiuso da entrambi i portici e l'enorme biblioteca in marmo era chiusa al pari degli appartamenti privati della Vergine Scriba. In lontananza, i dormitori dove le Elette riposavano e consumavano i pasti erano adiacenti ai bagni e alla piscina riflettente. E di fronte a tutto quello c'era la vasta tesoreria con i suoi oggetti, le rarità e le ceste piene di pietre preziose.
Oh, che ironia. Ora che era pieno di colori da far gioire gli occhi? Tutto era senza vita, le Elette avevano spiegato le loro ali e lasciato il nido.
Nessuno aveva idea di dove fosse la Vergine Scriba - nessuno aveva neanche il coraggio di chiedere.
La sua assenza era strana e sconcertante. Eppure era comunque benvenuta.
Quando i piedi di Selena iniziarono a camminare, era chiaro che avesse una destinazione in mente, senza esserne cosciente. Almeno quello non era insolito. Era una pensierosa, Selena, perché di solito cominciava a pensare a quel che aveva visto nelle sfere piene d'acqua o a quel che aveva letto in quei volumi rilegati in pelle.
Tuttavia, al momento non pensava alle vite degli altri.
Quel maschio dalla pelle scura era... beh, sembrava non ci fossero parole sufficienti per descriverlo a scapito del suo immenso lessico. E le immagini richiamate in quella camera da letto appena lasciata erano come quei nuovi colori che si trovavano là - una rivelazione della bellezza.
Coi pensieri focalizzati su Trez, Selena continuò a passeggiare, superò le sale di scrittura, il prato adiacente si dormitori e proseguì fino al confine con la foresta che, se ci si addentrava all'interno, per magia si compariva nello stesso punto da cui si era entrati.
Continuò ad avanzare fino a che fu troppo tardi per accorgersi di dove l'avevano condotta i piedi.
Il cimitero nascosto aveva pergolati su ogni lato, la collinetta nascosta di proposito alla vista da un'intricata rete di fogliame verde e spessa quanto un prato verticale. L'ingresso era ugualmente ostacolato da un arco intrecciato di rose rampicanti e il sentiero di ciottoli che serpeggiava all'interno era ampio a malapena per il passaggio di una singola persona.
Selena non voleva andare là -
I piedi si mossero di propria volontà, andarono avanti come se servissero uno scopo più importante.
Entro i confini degli alberi che abbracciavano il cimitero delimitandolo, l'aria era mite come al solito, eppure lei fu scossa da un brivido.
Si strinse le braccia attorno al corpo, Selena odiava tutto di quel posto - soprattutto l'immobilità dei monumenti. In posa sui piedistalli di pietra bianca, c'erano forme femminili in varie pose, le loro braccia aggraziate e le gambe piegate in un modo o in un altro sui corpi nudi. Le espressioni delle statue erano serene, dalle palpebre immobili, gli occhi guardavano l'aldilà nel Fado, le labbra con gli stessi, malinconici sorrisi.
Selena pensò di nuovo al maschio in quel letto. Così vivo. Così vitale.
Perché era andata lì? Perché, perché, perché... al cimitero -
Le ginocchia cedettero nello stesso istante in cui le lacrime sgorgarono dal suo cuore, piangendo toccò il terreno morbido, i singhiozzi tormentati le fecero dolere la gola.
Fu ai piedi delle sue sorelle che percepì il destino della sua morte prematura.
Durante il corso della sua vita,  aveva creduto che tutte le sfaccettature della sua imminente scomparsa fossero state esplorate.
Stare vicino a Trez Latimer le aveva fatto comprendere che si sbagliava.




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