Questa sarà l'ultima traduzione perchè da oggi è uscito sui siti della Mondolibri il libro tradotto in italiano a circa 15 euro. In libreria arriverà invece alla fine della settimana o all'inizio di settimana prossima. Gli unici che potranno comprarlo sono i membri del Club, a noi che aspettiamo l'edizione Rizzoli attendiamo ...
THE KING
Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e
prego di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché
era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto
modi di dire.
Questa è la copertina
del mio libro
CAPITOLO
XI
Paragrafo
II
“Hai bisogno
di nutrirti?”
Mentre
l'Eletta Selena aspettava la risposta alla propria domanda, fece del suo meglio
per ignorare il fatto che l'incredibile maschio con la pelle scura che aveva
davanti era nudo. Doveva esserlo. Aveva le lenzuola poggiate suoi fianchi, il
petto era scoperto, i pettorali cesellati e le spalle muscolose erano
illuminati dalla lieve luce che brillava in un angolo della stanza.
Era
difficile immaginare perché si preoccupasse di cosa c'era sotto la vita.
Beata
Vergine Scriba, che meraviglia per gli occhi era! E una rivelazione - anche se
non a causa della sua ignoranza o ingenuità. Poteva aver vissuto come una
reclusa nel Santuario dalla sua nascita, un secolo prima, ma come ehros,
conosceva i meccanismi del sesso.
Indipendentemente
dalla preparazione, tuttavia, l'atto vero e proprio non era parte del suo
destino. Il precedente Primale era stato ucciso durante un assalto appena dopo
che lei era diventata adulta, e non c'era stato un rimpiazzo per decine e
decine di anni. Poi, quando aveva assunto il ruolo, Phury aveva cambiato ogni
regola liberandole, e prendendo per sé una shellan in quanto era
monogamo.
Si era
sempre domandata come fosse il sesso. E ora, guardando Trez, capì nel profondo
di se stessa, perché le femmine si sottomettevano. Perché le sue sorelle si
preparavano con cura ed erano pronte a svolgere il loro "compito."
Perché in seguito tornavano nel dormitorio con la luminosità nella pelle, nei
capelli, nei sorrisi e nelle anime.
Era
irresistibile poter vivere questa esperienza di prima mano -
All'improvviso
si rese conto che non le aveva ancora risposto.
Quando lui
continuò a guardarla, Selena si chiese se lo aveva in qualche modo offeso. Ma
come? Aveva capito che non aveva una compagna. Era venuto in quella casa con
suo fratello, non con una shellan, e mai una femmina era entrata in
quegli appartamenti.
Non che
stesse controllando ogni sua mossa.
Solo la
maggior parte.
Mentre le
sue guance arrossivano, disse a se stessa che di sicuro aveva bisogno di una
vena dopo tutto ciò che aveva patito, vero? Infatti, i segni della sofferenza
si vedevano sul suo viso... quel bellissimo volto dai lineamenti duri con gli
occhi scuri a mandorla, le labbra scolpite e gli zigomi alti, la mascella
prominente...
Selena si
perse tra i suoi pensieri.
“Non
intendevi dirlo,” esclamò lui rudemente.
Il tono
delle sue parole era più profondo del solito ed ebbe uno strano effetto su di
lei. All'improvviso, tutto il rossore sulle sue guance sbocciò all'interno del
suo corpo, riscaldandola e alleggerendo parte delle sue paure riguardo al
futuro.
“Sì, invece,”
sentì dire alla sua stessa voce.
E non
sarebbe stato un compito da portare a termine. No, in quel silenzioso, lieve
spazio tra di loro, lei lo voleva - al suo collo, non al polso …
Follia, la
avvisò una vocina interna. Non era appropriato, e non solo perché confondeva le
ragioni del suo compito in quella casa.
Chiudendo
gli occhi, Selena odiò il fatto che, per tutto quel che era saggio, lei avrebbe
dovuto voltarsi e uscire da quella stanza. Questo maschio, questo
glorioso maschio capace di sciogliere anche la sua rigidità, non era il suo
futuro. Neanche il Primale lo era - o nessun altro maschio.
Il suo
futuro era stato determinato anche prima che fosse avvolta dalla tunica come
Eletta.
Dopo un
lungo momento, Trez scosse la testa. “No. Ma ti ringrazio.”
Il rifiuto
le fece venire la nausea. Aveva forse percepito i desideri inappropriati da
parte sua? Eppure... avrebbe giurato di aver percepito una similitudine.
L'aveva fermata sulle scale quell'unica volta, ed era stata così sicura che lui
avrebbe voluto...
Bene, almeno
allora era riuscita a cercare di dissuaderlo.
Eppure, dopo
un allontanamento imbarazzante, il modo in cui lui la guardava era cambiato, il
suo sguardo si attardava su lei, indugiandovi, e da allora lei aveva iniziato a
osservarlo nascosta dalle ombre.
Non la stava
guardando in quel modo adesso.
Ed era
cambiato quando lei gli aveva fatto quell'offerta. Perché?
“Farai
meglio ad andare.” Trez indicò col mento la porta. “Ora mangerò qualcosa e poi
starò meglio.”
“Ti ho
offeso?”
“Oh, Dio,
no.” Lui chiuse gli occhi e scosse la testa. “Solo non voglio che...”
Selena non
afferrò il resto di qualunque cosa stesse dicendo, perché si massaggiò il viso,
soffocando le parole.
Improvvisamente,
Selena pensò ai libri che aveva letto nella biblioteca sacra del Santuario.
C'erano tantissimi dettagli sulle vite vissute sulla Terra. Così piene e
sorprendenti, le notti e i giorni. Storie talmente vivide al punto che le
sembrava di poter allungare un braccio e toccarle su quell'altro piano
dell'esistenza. Era stata affamata del mondo terreno, scoprendo una dipendenza
nei confronti di queste storie in tutte le loro magnificenze e le loro
tristezze. A differenza di molte delle sue sorelle, che a malapena registravano
quel che veniva mostrato nel leggere le ciotole piene d'acqua, Selena era stata
vorace nel suo tempo libero, studiando il mondo moderno, le parole usate, il
modo di vivere della gente.
Aveva sempre
creduto che quello era quanto di più vicino sarebbe mai arrivata alla libertà
di scelta e a ogni tipo di destino.
Ed era
ancora vero, anche dopo la liberazione da parte di Phury.
“Maledizione,
femmina, non guardarmi in quel modo,” gemette Trez.
“In quale modo?”
Le sembrò
che lui ruotasse i fianchi, e quando borbottò qualcosa che lei non capì, Selena
respirò profondamente - e, beata Vergine Scriba, l'odore che proveniva da lui
pareva ambrosia per il suo naso.
“Selena,
piccola, devi andartene. Per favore.”
Trez
s'inarcò contro i cuscini, il suo magnifico petto s'indurì, le vene nel collo
si gonfiarono. “Per favore.”
Ovviamente
stava soffrendo - e in qualche modo era lei la causa.
Selena
armeggiò con la tunica per tenerla al suo posto mentre si alzava in piedi. Con
un inchino imbarazzato, chinò il capo. “Ma naturalmente.”
Selena non
ricordava di aver lasciato la stanza o di aver chiuso la porta, ma doveva
averlo fatto. Si ritrovò nel corridoio, a metà strada tra la porta blindata che
conduceva agli appartamenti privati della famiglia reale e alla scala che
l'avrebbe condotta al secondo piano...
Subito dopo,
si ritrovò al Santuario.
In realtà,
fu una sorpresa. Di solito, quando terminava di svolgere le sue mansioni sulla
Terra, ritornava alla proprietà di Rehvenge su al nord. Le piaceva la
biblioteca che c'era là - i libri di narrativa e le biografie erano altrettanto
avvincenti, ma in qualche modo meno indiscreti dei volumi tenuti al Santuario.
Ma qualcosa
dentro di lei l'aveva condotta nella sua vecchia abitazione.
Quanto era
cambiato il Santuario, pensò, guardandosi attorno. Non era più un bastione
monocromatico - ora solo gli edifici, costruiti in marmo purissimo, erano
bianchi. Qualunque cosa brillava di mille colori, dal verde smeraldo dell'erba
al giallo, rosa e viola dei tulipani, all'azzurro chiaro dell'acqua nelle
vasche. Ma lo sfondo era lo stesso. Il tempio privato del Primale rimaneva
chiuso da entrambi i portici e l'enorme biblioteca in marmo era chiusa al pari
degli appartamenti privati della Vergine Scriba. In lontananza, i dormitori
dove le Elette riposavano e consumavano i pasti erano adiacenti ai bagni e alla
piscina riflettente. E di fronte a tutto quello c'era la vasta tesoreria con i
suoi oggetti, le rarità e le ceste piene di pietre preziose.
Oh, che
ironia. Ora che era pieno di colori da far gioire gli occhi? Tutto era senza
vita, le Elette avevano spiegato le loro ali e lasciato il nido.
Nessuno
aveva idea di dove fosse la Vergine Scriba - nessuno aveva neanche il coraggio
di chiedere.
La sua
assenza era strana e sconcertante. Eppure era comunque benvenuta.
Quando i
piedi di Selena iniziarono a camminare, era chiaro che avesse una destinazione
in mente, senza esserne cosciente. Almeno quello non era insolito. Era una
pensierosa, Selena, perché di solito cominciava a pensare a quel che aveva
visto nelle sfere piene d'acqua o a quel che aveva letto in quei volumi
rilegati in pelle.
Tuttavia, al
momento non pensava alle vite degli altri.
Quel maschio
dalla pelle scura era... beh, sembrava non ci fossero parole sufficienti per
descriverlo a scapito del suo immenso lessico. E le immagini richiamate in
quella camera da letto appena lasciata erano come quei nuovi colori che si
trovavano là - una rivelazione della bellezza.
Coi pensieri
focalizzati su Trez, Selena continuò a passeggiare, superò le sale di
scrittura, il prato adiacente si dormitori e proseguì fino al confine con la
foresta che, se ci si addentrava all'interno, per magia si compariva nello
stesso punto da cui si era entrati.
Continuò ad
avanzare fino a che fu troppo tardi per accorgersi di dove l'avevano condotta i
piedi.
Il cimitero
nascosto aveva pergolati su ogni lato, la collinetta nascosta di proposito alla
vista da un'intricata rete di fogliame verde e spessa quanto un prato
verticale. L'ingresso era ugualmente ostacolato da un arco intrecciato di rose
rampicanti e il sentiero di ciottoli che serpeggiava all'interno era ampio a
malapena per il passaggio di una singola persona.
Selena non
voleva andare là -
I piedi si
mossero di propria volontà, andarono avanti come se servissero uno scopo più
importante.
Entro i
confini degli alberi che abbracciavano il cimitero delimitandolo, l'aria era
mite come al solito, eppure lei fu scossa da un brivido.
Si strinse
le braccia attorno al corpo, Selena odiava tutto di quel posto - soprattutto
l'immobilità dei monumenti. In posa sui piedistalli di pietra bianca, c'erano
forme femminili in varie pose, le loro braccia aggraziate e le gambe piegate in
un modo o in un altro sui corpi nudi. Le espressioni delle statue erano serene,
dalle palpebre immobili, gli occhi guardavano l'aldilà nel Fado, le labbra con
gli stessi, malinconici sorrisi.
Selena pensò
di nuovo al maschio in quel letto. Così vivo. Così vitale.
Perché era
andata lì? Perché, perché, perché... al cimitero -
Le ginocchia
cedettero nello stesso istante in cui le lacrime sgorgarono dal suo cuore,
piangendo toccò il terreno morbido, i singhiozzi tormentati le fecero dolere la
gola.
Fu ai piedi
delle sue sorelle che percepì il destino della sua morte prematura.
Durante il
corso della sua vita, aveva creduto che tutte le sfaccettature della sua
imminente scomparsa fossero state esplorate.
Stare vicino
a Trez Latimer le aveva fatto comprendere che si sbagliava.
Nessun commento:
Posta un commento