THE
SHADOWS
Ho
deciso di riproporre come l’anno scorso la traduzione di alcuni capitoli del
nuovo libro della Ward con protagonisti Trez e iAm, fino all’uscita della
traduzione italiana della mondo libri.
Aspetto
ancora con ansia altri vostri commenti e prego di citare la fonte se mai
vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La
traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune
parti non sono tradotte letteralmente perché era impossibile trascrivere in
italiano quello espresso in inglese, soprattutto modi di dire.
CAPITOLO IX
iAm rientrò
alla grande magione di pietra della Confraternita appena prima dell'alba, corse
su per i gradini verso l'entrata simile a quella di una cattedrale, e si fece
strada nel vestibolo. Seguendo il protocollo, volse la faccia nell'occhio della
telecamera di sicurezza e attese.
Un attimo
dopo, la porta interna si aprì e una vispa vecchia gatta gli diede il benvenuto
- insieme agli intensi aromi di un Ultimo Pasto ben cotto.
“Buona sera,
Padrone” esclamò Fritz, il maggiordomo, con un inchino. “Come state?”
“Ehi,
ascolta, per caso hai visto il mio fratello? Lo sto cercando da …”
“Sì, lui è
tornato.”
iAm quasi
imprecò per il sollievo. “È fantastico. Semplicemente fantastico.”
Almeno il
povero bastardo era in casa al sicuro e in un ambiente protetto. Ma, Cristo,
Trez avrebbe potuto almeno rispondere a un suo messaggio informandolo che era
vivo. Quanti volte quel suo cellulare non aveva dato risposta …
Alla sua
sinistra, un'ombra si mosse fulminea e fece un balzo dal pavimento a mosaico,
lanciandosi come un missile contro di lui.
iAm afferrò
Maledetto Gatto, anche noto come Boo, tra le braccia. Aveva sempre disprezzato
quell'animale - specialmente negli ultimi tempi, visto che il sacco di pulci
aveva iniziato a dormire con lui durante il giorno. Tutto quelle coccole. Le
fusa.
La cosa
peggiore? Lui cominciava ad abituarsi alla tortura.
“...
clinica.”
“Scusami?”
iAm grattò il gola di Boo, che roteò gli occhi all'indietro. “Non ho sentito
una parola di quello che hai appena ha detto.”
“Le mie
scuse.” Il maggiordomo s'inchinò ancora una volta, anche se non era colpa sua. “L'Eletta
Selena si è ammalata ed è stata portata in clinica. Trez è con lei mentre viene
sottoposta a cure - Credo che anche il Primale e Cormia siano laggiù. Mi
dispiace doverlo dire, ma le sue condizioni appaiono molto gravi.”
“Dannazione...”
iAm chiuse gli occhi e lasciò cadere la testa all'indietro. Stavano aspettando
l'inevitabile mossa successiva, ma avrebbe dovuto riguardare la s'Hisbe. Non
l'Eletta da cui suo fratello era così attratto. “Cosa c'è che non va in lei?”
“Non credo
che una diagnosi sia stata accertata.”
Merda. “Okay,
grazie, amico. Io devo andare…”
L'Eletta
Layla apparve nell'arco della porta della sala da biliardo, Qhuinn e Blay alle
sue spalle. “Perdonami, ma ho appena sentito parlare di Selena?”
Lasciando
che il maggiordomo rispondesse a quella domanda, iAm si diresse verso la porta
nascosta sotto la scalinata principale - e non fu sorpreso quando gli altri la
scesero in fretta dietro di lui.
Proprio
mentre digitava il codice per aprire i pannelli sigillati, un cellulare
cominciò a squillare.
“È di nuovo
il tuo?” chiese Qhuinn.
Layla silenziò
la suoneria. “È solo qualche umano che sbaglia a digitare.”
“Vuoi che V
blocchi il numero?”
“Oh, non c'è
motivo di infastidirlo per questo.”
“Avanti, dai
a me, e vedrò cosa…”
Layla lasciò
scivolare il telefono tra le pieghe della sua veste. “Non chiameranno di nuovo.
Andiamo.”
Dopo un
tenue biiiiip, iAm aprì le porte e discesero lungo la scala bassa fino a
una seconda porta chiusa. Dall'altra parte c'era il tunnel sotterraneo che
correva dalla magione fino al centro di addestramento, e ancora oltre fino alla
Tana, dove V e Butch vivevano con le loro compagne.
Ad ogni
passo lungo il corridoio rivestito di cemento dal soffitto basso, le spalle di
iAm si irrigidivano, i muscoli lungo la spina dorsale si indurirono talmente
tanto che il dolore si riverberò fino alle tempie.
Quando
emersero in ufficio, Tohr alzò gli occhi dal computer. «È una convention qui
stasera.»
“Selena sta
male” mormorò Qhuinn.
Il Fratello
si alzò in piedi. “Cosa? L'ho vista appena un'ora fa. Si stava recando a
nutrire Luchas e...”
E fu così
che cinque paia di scarpe e anfibi percorsero il corridoio.
Il centro di
addestramento era un'enorme struttura sotterranea che comprendeva ogni cosa a
partire da una piscina olimpionica, un poligono di tiro, una sala pesi, gli
appartamenti del personal trainer, e una palestra completa, alle camere per le
attrezzature e un complesso di aule che erano state utilizzate per
l'insegnamento dei tirocinanti prima degli attacchi. C'erano anche ampie
strutture mediche, con sale operatorie e terapie intensive … che era dove si
stavano dirigendo così di corsa.
Il fatto che
delle persone fossero raggruppate intorno alla porta chiusa della sala visite
non era un buon segno: Phury, Cormia, Rhage e Vishous erano in modalità attesa
ansiosa, camminavano avanti e indietro, fissavano il pavimento, si dimenavano.
“Oh, grazie
a Dio” esclamò Phury quando vide iAm. “Trez sarà contento di averti qui.
Stavamo cercando di contattarti senza riuscirci.”
Probabilmente
perché il suo telefono si era spento - ma lo aveva ignorato da quando aveva
lasciato l'appartamento e per andare in cerca di Trez allo shAdoWs.
“La stanno
sottoponendo ai raggi X” disse V. “Ecco perché siamo qui. Trez non vuole
lasciarla.”
Layla
aggrottò la fronte. “Perché le stanno facendo una radiografia? Si è rotta un…”
Cormia andò
verso l'altra Eletta e prese le mani di Layla tra le sue. Uno scambio di parole
dolci e poi Layla sussultò sbandando pericolosamente. Quando Qhuinn la
sostenne, iAm decise che, qualunque cosa fosse, doveva entrare là dentro.
“Non intendo
aspettare” disse, mettendo il gatto a terra e spinse la larga porta.
In un primo
momento, non riusciva a capire cosa stava guardando. Mentre il pesante pannello
si chiudeva alle sue spalle silenziosamente, si concentrò su quelle che
sembravano le gambe di un tavolo sul ripiano medico. Solo che... era Selena. I
suoi polpacci e le cosce esili erano piegati, separati in modo anomalo e
irrigiditi in un'angolazione scorretta, come se fosse soffrisse molto, e non
era stata colpita solo la parte inferiore del corpo. La posizione della testa
era tutta sbagliata, le braccia ritorte contro il petto, anche le dita strette
come fossero artigli.
Sembrava
come se fosse nel mezzo di una specie di attacco epilettico.
La
dottoressa Jane stava posizionando un grosso macchinario sopra la spalla di
Selena, e la sua infermiera, Ehlena, la seguiva da dietro in modo che i vari
cavi non si aggrovigliassero. Trez era vicino alla testa di Selena, le
accarezzava i capelli neri con mani tremanti.
Non alzò
nemmeno lo sguardo. Non sembrava si fosse accorto che qualcun altro era entrato
nella stanza. Non respirava nemmeno.
“Okay,
Ehlena, la piastra?” Il medico accettò qualcosa che aveva le dimensioni di un
pezzo di carta in formato A4, ma dello spessore di un dito. A un'estremità di
esso erano collegati dei fili che lo connettevano a un computer portatile appoggiato
su un tavolo mobile. “Sto cercando di spostare il gomito qui.”
La piastra
venne fatta scorrere sotto l'articolazione, poi la dottoressa Jane guardò Trez.
“Vuoi restare anche adesso?”
Lui annuì e
si allungò, facendo il proprio dovere. “Stavolta non mi muovo da qui.”
“Questi sono
raggi X digitali, così basta farlo solo una volta, va bene?” Il dottore diede
al braccio di Trez una rapida stretta. “Noi andiamo dietro il tramezzo ora.”
La
dottoressa Jane alzò gli occhi e sobbalzò lievemente come se anche lei, così
intenta nel curare la sua paziente, non si fosse accorta della sua presenza. “Oh,
iAm, bene - ma ascolta, dovresti uscire mentre noi…”
“Non mi
muovo da qui.”
“Io non
posso...” Trez lanciò una bestemmia. “Non riesco a fermarmi.”
Senza dire
una parola, iAm attraversò il pavimento piastrellato e mise la mano su quella
del fratello, fermando il tremore. “Lascia che ti aiuti.”
Trez non
sobbalzò. Non si mosse. Ma i suoi occhi si spostarono e, oh, Dio, quegli
occhi... erano due pozze nere di tristezza.
E fu allora
che iAm capì che quel che stava accadendo non era male, ma MALE.
Il maschio
non era terrorizzato.
Era già in
lutto.
Trez non fu
subito sicuro di chi fosse il suo salvatore. Non riconobbe la mano che si era
unita alla sua, anche se sembrava ci somigliava un sacco. Non sentì il nuovo
profumo nella stanza. Non lo fece fino a quando alzò gli occhi e vide...
iAm,
naturalmente.
Come se
potesse essere qualcun altro.
L'immagine
del fratello si fece sfocata. “iAm, lei è...”
Non riusciva
a pronunciare le parole. Le sue sinapsi si erano letteralmente appiattite come
se avesse avuto un ictus o una roba simile.
“Teniamo la
piastra” disse iAm. “Insieme.”
“Dovresti
essere dietro quella cosa piombata.”
“No.”
Trez non fu
sorpreso quando iAm oppose resistenza, e lui mimò con le labbra un
ringraziamento, perché non pensava che la sua voce funzionasse meglio del suo
cervello o della mano.
“Restate quanto
più immobili è possibile” esclamò la dottoressa Jane. Poi ci fu un breve ronzio
del macchinario e la dottoressa Jane ed Ehlena tornarono al tavolo.
Fu iAm a
consegnare la piastra - ed era una buona cosa, perché Trez l'avrebbe lasciata
cadere. Fottute mani, tutto il suo corpo stava tremando.
“Grazie”
disse la dottoressa Jane. “Penso che per adesso abbiamo abbastanza. Vuoi far
entrare gli altri?”
Trez scosse
la testa. “Posso stare un momento da solo con lei?”
“Dobbiamo
restare dentro per guardare le lastre.”
“Oh, già, lo
so. Volevo solo...” Lui guardò verso la porta, e sapeva quali persone avevano
lo stesso diritto di trovarsi lì quanto lui. In realtà, ne avevano di più.
“Trez” lo
chiamò gentilmente la dottoressa Jane. “In qualunque modo tu voglia, è così che
faremo.”
Ma Selena
cosa voleva? si chiese lui, e non per la prima volta.
“Guarda”
sussurrò la dottoressa Jane, “non sembra esserci nessuna emergenza impellente
per ora. Gli altri potranno venire più tardi … e se le sue condizioni
cambiassero? Faremo scelte diverse a seconda del punto in cui siamo.”
“Okay.” Fece
un cenno della testa verso suo fratello. ‘Ma iAm, voglio che lui rimanga.”
Suo fratello
annuì e prese una sedia - ma non per se stesso, come si evinse. La spinse
dietro alle ginocchia di Trez, e grazie alle giunture funzionanti che erano
quel che erano, ci fu un totale e veloce crollo verticale.
Mentre il
suo culo colpiva il sedile, lui pensò che, già, in effetti si sentiva un po'
stordito. Probabilmente era una buona idea quella di sedersi.
Senza alcuna
parola, iAm si stravaccò sul pavimento accanto a lui, ed era incredibile come
la sola presenza del maschio nella stanza lo avesse calmato.
Trez si
concentrò di nuovo su Selena. Non si era ancora mossa dalla posizione in cui
l'aveva trovata, e tutte quelle angolazioni sporgenti erano un completo incubo.
In realtà,
l'intera cosa sembrava così... devastante.
Da quanto
Cormia aveva detto, l'Arresto era una malattia che colpiva una piccola
minoranza di femmine Elette. In tutta la storia, c'era stata solo una dozzina,
forse meno, che ne aveva sofferto … il che significava la possibilità
statistica di essere colpita dal disturbo era davvero minima.
Sfortunatamente,
quella condizione era stata uniformemente fatale.
Dannazione,
non voleva che nessuna delle queste donne si ammalasse, ma perché proprio lei?
Di tutte
loro, nell'intera storia della Razza, perché Selena deve essere una di quelle a
cui la vita veniva interrotta bruscamente?
Ed era un
modo orribile di morire. Congelata nel proprio corpo, incapace di comunicare,
intrappolata in una prigione in dissolvenza fino a quando tutto diventava buio
e lei...
Chiuse gli
occhi.
Merda, e se
lei non lo avesse voluto lì? Si era legato, sì - e tutti gli altri lo
trattavano con il rispetto che un maschio legato avrebbe avuto in questa
situazione, anche quando si chiedevano come fosse successo senza che lo
sapessero.
Il problema
era che lui e Selena non erano una coppia. Né avevano una relazione. Non
uscivano neanche insieme.
Diavolo, non
avevano trascorso nemmeno due minuti insieme per mesi …
“Trez?”
Con uno
scatto, spalancò le palpebre. La dottoressa Jane era di fronte a lui, i suoi
occhi verde foresta attenti e gravi. “Ho guardato la lastra ai raggi X.”
Lui si
schiarì la gola. “Forse gli altri vorrebbero essere qui per sentire?’
Merda,
avrebbe dovuto farsi da parte in modo che Cormia o qualcuno potesse tenerle la
mano? Sarebbe stato meglio? Il suo corpo l'avrebbe detestato, lo stesso la sua
anima. Ma questo non riguardava lui.
Entrarono un
sacco di persone, più di quante ce n'erano prima, e lui annuì a Tohr, Qhuinn e
Blay ed era contento che Layla fosse lì, insieme a Cormia e
Phury. Costringendosi ad alzarsi in piedi, provò a fare un passo indietro,
ma il Primale si avvicinò e lo fece accomodare di nuovo su quella sedia.
“Tu resta
dove sei” disse Phury, stringendogli la spalla. “È proprio qui che dovresti
essere.”
Trez emise
una specie di rantolo. Era il meglio che potesse fare.
La dottoressa
Jane si schiarì la gola. “Non ho mai visto niente di simile.” Lei cliccò sul
computer e apparve qualcosa sul grande schermo alla scrivania. ‘È come se le
articolazioni si fossero trasformate in ossa solide.”
L'immagine
in bianco e nero rappresentava quello che sembrava essere il ginocchio di
Selena e la dottoressa Jane indicò diverse aree con la testa di una penna
d'argento.
“In
un'immagine ai raggi X, le ossa vengono registrate in bianco e grigio chiaro,
considerando che il tessuto connettivo come legamenti e tendini non offrono
questo tipo di contrasto. Qui” - lei disegnò un cerchio intorno alla giuntura –
“dovrebbero esserci delle macchie scure tra la capsula e la cavità. Invece c'è
solo... osso solido. Lo stesso vale per le articolazioni dei piedi, del gomito,
del...”
Più immagini
balenavano su quello schermo, una dopo l'altra, e tutto ciò che lui riusciva
fare era scuotere la testa. Era come se qualcuno avesse versato del cemento in
tutte le giunture.
“Ciò che è
particolarmente preoccupante è questo.” Una nuova immagine divenne visibile. “Questo
è il suo braccio. A differenza delle altre articolazioni, la crescita ossea si
propaga invadendo la muscolatura. Se dovesse continuare, il suo intero corpo …”
“Pietra”
sussurrò Trez.
Oh, Dio,
quelle statue di marmo nel posto in cui l'aveva trovata.
Quello non
era un cortile … era un cimitero. Pieno di femmine che avevano sofferto ed
erano morte a causa di quella malattia.
“L'unica
cosa di cui sono a conoscenza, e che è lontanamente simile a questo, è una
malattia umana chiamata fibrodisplasia ossificante progressiva. Si tratta di
una rarissima condizione genetica che causa la formazione di ossa in cui ci
sono muscoli, tendini, e legamenti, e risulta, nel tempo, in una limitazione
dei movimenti … fino al punto in cui i pazienti devono scegliere la posizione
in cui vogliono essere bloccati. La crescita ossea avviene sporadicamente e può
essere attivata da un trauma o da alcuni virus, oppure può essere spontanea.
Non esistono cure per questa malattia, e la rimozione chirurgica della crescita
innesca solo ulteriori genesi. Ciò che si sta verificando in Selena è
una cosa simile … solo che sembra si siano riscontrati in tutto il corpo tutte
insieme.”
Trez si
voltò verso le due Elette in salute presenti nella camera. “È mai stata trovata
una cura? In un qualsiasi momento nel passato, qualcuno ha trovato un modo per
fermarlo?”
Layla guardò
Cormia e la seconda intervenne. “Abbiamo pregato... che era tutto quello che
potevamo fare. Eppure la malattia colpiva ancora.”
“Quindi
questo è... una specie di episodio?” chiese la dottoressa Jane. “Non è il
capolinea?”
“Non so
quanti di questi attacchi abbia avuto.” Cormia si asciugò una lacrima dalla
guancia. “Di solito avvengono per un certo periodo prima che le colpisca
l'attacco finale da cui non recupereranno più.”
La dottoressa
Jane aggrottò la fronte. “Quindi il corpo si sblocca? Come?”
“Non lo so.”
Trez si
rivolse all'Eletta. “Una di voi aveva idea che fosse malata?”
“Nessuna
delle due.” Cormia si appoggiò al suo hellren come se avesse bisogno del
suo sostegno. “Ma considerando la condizione che lei si trova ora... credo che
lei si stia avviando alla fine della malattia. Da quello che ho compreso i
primi episodi colpiscono solo singole parti. In lei, invece, è diffuso in tutto
il corpo.”
Trez espirò,
e tutta la sua forza uscì dalla bocca. L'unica cosa che gli impediva di
crollare era la possibilità che Selena potesse essere consapevole di ciò che
stava accadendo e voleva apparire forte per lei.
La
dottoressa Jane appoggiò il fianco contro la sua scrivania e incrociò le
braccia. “Non riesco a immaginare come le articolazioni siano in grado di
recuperare da questo stato.”
Cormia
scosse la testa. “Gli attacchi, quei pochi che ho visto, vengono di tanto in
tanto e sono veloci... Non so cosa accade. Ore, oppure una notte dopo
l'attacco, cominciano a muoversi di nuovo. Dopo un periodo di tempo, ritrovano
la mobilità, ma poi vengono sempre colpite di nuovo. Sempre.”
“Anche loro
scelgono una posizione” disse piano Layla mentre anche lei, si asciugava le
lacrime. “Come gli esseri umani di cui parlavi, le nostre sorelle hanno sempre
scelto … ci dicevano come volevano essere posizionate e noi ce ne accertavamo...”
Furono dette
molte altre cose. Vennero poste domande. Spiegazioni date al meglio delle
capacità delle persone. Ma lui aveva smesso di seguirle.
Come un
treno che acquista velocità, la sua mente, le sue emozioni, il suo senso di
totale impotenza e tutti i suoi rimpianti iniziarono ad agitarsi lungo un
percorso definito, acquisendo sveltezza e intensità.
Odiava che i
suoi capelli fossero un disastro e lui non riuscisse a sistemarli.
Odiava che
ci fossero macchie d'erba sulla sua veste, macchie verde brillante dove le
ginocchia avevano colpito il suolo.
Odiava che
le sue scarpe fossero cadute.
Odiava che
lui non potesse fare un cazzo di niente per salvarla.
Odiava il
fardello che continuava a portarsi dietro con la s'Hisbe e tutto ciò che aveva
fatto con il suo corpo - perché forse se i suoi genitori non lo avessero
venduto alla Regina, non si sarebbe scopato tutte quelle umane, e forse adesso
sarebbe stato anche un po' degno di lei. E poi non avrebbe sprecato tutti quei
mesi. E forse avrebbe potuto vedere qualcosa, oppure fare qualcosa, o
Come la conversazione
intorno a lui, i pensieri continuarono a farsi strada nel suo cervello, ma non
riusciva a seguirli più di quanto non potesse sapere cosa diamine stava
succedendo nella sala visite. Un violento ruggito violento lo sopraffece, lo
attraversò con la forza di uno tsunami, spazzando via tutto tranne una rabbia
che non poteva essere contenuta.
Trez non era
conscio di essere in movimento. Il minuto prima teneva con cautela la mano di
Selena nella propria; quello successivo era alla porta della sala visite -
l'attraversò con un balzo, il suo corpo esplose in avanti, più slancio che
coordinazione.
Correre,
correre... dai sobbalzi che scuotevano il suo campo visivo e le pareti di
passaggio del corridoio di cemento, lui stava correndo...
E c'era un
sacco di rumore. Il corridoio vuoto rimbombava di qualche immenso rumore, come
l'ingranaggio di una grande macchina che si era bloccata o che sminuzzava …
Qualcosa lo
placcò da dietro prima di raggiungere l'uscita nel garage, una presa ferrea gli
si strinse attorno.
iAm.
Naturalmente.
“Lasciala”
fu il grido al suo orecchio. “Lasciala... andiamo, ora. Mollala…”
Trez scosse
la testa.
“Cosa...?”
“Lascia la
pistola, Trez.” La voce di iAm s'incrinò. “Ho bisogno che tu abbassi la pistola.”
Trez si
paralizzò completamente ad eccezione del suo respiro ansante, e provò a dare un
senso a ciò che suo fratello stava dicendo.
“Oh, Gesù,
Trez, per favore...”
Scuotendo la
testa, Trez... a poco a poco si accorse che c'era, infatti, una calibro 40 di
qualcuno nella sua mano destra. Probabilmente era la sua. Ne portava sempre una
nel club.
E sai cosa?
La canna era contro la sua tempia - e a differenza di prima con quelle piastre
per i raggi X, la sua mano non tremava affatto.
“Mollala per
me, Trez.” Con il dito sul grilletto così nella posizione in cui era, suo
fratello, ovviamente, non aveva il coraggio di provare a prendere il controllo
dell'arma per il timore di far partire accidentalmente un colpo. “Devi mettere
giù la pistola.”
In quel
momento, tutto diventò chiaro: lui che schizzava in piedi, veloce come un
fulmine, correva fuori dalla sala visite e nel corridoio. Correva verso il
garage mentre stringeva nel palmo la sua arma. Intenzionato a farsi saltare le
cervella non appena fosse uscito dal centro di addestramento.
Aveva avuto
l'idea che forse, se in realtà esisteva un Fado, lui e Selena si sarebbero
potuti incontrare dall'Altra Parte e stare insieme in un modo in cui non
avrebbero potuto sulla Terra.
“Trez, lei è
ancora viva. Non farle questo. Vuoi suicidarti? Aspetta fino a quando il suo
cuore smette di battere, ma non prima di quello. Non un cazzo di momento prima.”
Trez si
figurò Selena di nuovo su quel ripiano, e pensò, Merda...
iAm, come
sempre, aveva ragione.
Il tremore
ritornò nell'istante in cui cominciava ad abbassare il braccio, e si mosse
lentamente per paura che qualche spasmo facesse esplodere la calibro 40. Ma non
doveva preoccuparsi di questo. Non appena quella canna fu fuori portata della
sua materia grigia, subentrò suo fratello, lo disarmò veloce come un soffio e
inserì la sicura all'arma.
Trez se ne
stava lì intontito mentre iAm gli dava dei colpetti in cerca di armi e ne
rimosse un paio, e poi permise a se stesso di essere condotto di nuovo in
quella sala visite mentre il gruppo di persone in piedi era ancora scioccato e
vicino alla porta.
Non prima
che lei se ne sia andata, disse a se stesso. Non mentre era ancora qui.
Purtroppo,
temeva che non ci sarebbe voluto poi tanto tempo.
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