THE SHADOWS
Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e prego
di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché
era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto
modi di dire.
CAPITOLO VIII
Quando
l'incombere minaccioso dell'alba si mostrò a Oriente, Xcor, capo della Banda
dei Bastardi, riprese forma davanti a una modesta struttura coloniale. La casa,
che lui e i suoi soldati avevano usato come covo per quasi un anno, si trovava
in fondo a un noioso vicolo cieco in un quartiere pieno di esseri umani
appartenenti al ceto medio a metà strada del loro viaggio verso la tomba. Throe
si era assicurato l'affitto con l'opzione di acquisto sulla teoria del nascondersi
in piena vista, e la proprietà aveva funzionato in modo soddisfacente.
C'erano luci
accese nell'interno, l'illuminazione filtrava attraverso le cuciture delle
tende tirate, e lui immaginava quello che i suoi guerrieri stavano facendo
all'interno. Appena rientrati da una nottata di combattimenti contro i lesser
nei vicoli del centro di Caldwell, si sarebbero tolti gli abiti neri zuppi di
sangue e avrebbero tirato fuori le provviste dalla ghiacciaia e dai mobili
della cucina. Avrebbero bevuto, anche se non il sangue che li rendeva più
forti, e nemmeno l'acqua per reidratarsi, ma piuttosto dell'alcol come balsamo
interno per curare le contusioni fresche, i tagli, le abrasioni …
Improvvisamente,
la nuca iniziò a formicolare in avvertimento, informandolo, come se il bruciore
della pelle esposta delle mani non fosse sufficiente, che gli rimaneva poco
tempo prima di mettersi al sicuro in casa.
E non aveva
ancora alcun interesse a entrare dentro. Vedere i suoi soldati. Mangiare del
cibo prima di ritirarsi al piano superiore in quella nauseante camera letto
color lampone.
Gli era
stato negato quello per cui aveva contato il passare delle ore, e la delusione
era come il suo corpo in risposta all'alba nascente: la pelle gli doleva. I
muscoli si contraevano. Gli occhi bruciavano.
La sua
dipendenza non era stata soddisfatta.
Questa notte
Layla non era venuta.
Con
un'imprecazione, tirò fuori il suo cellulare e compose un numero basandosi su
uno schema che aveva memorizzato sulla tastiera. Portò il telefono
all'orecchio, il battito del suo cuore coprì gli squilli.
Non c'era
alcun messaggio personalizzato che deviava le chiamate alla segreteria su quel
numero, così dopo sei trilli, un annuncio automatizzato che specificava il
numero del cliente chiamato dirottò la connessione. Non lasciò alcun messaggio.
Dirigendosi
alla porta, si preparò per un assalto di rumore e caos. I suoi bastardi di
sicuro avrebbero cavalcato ondate di adrenalina, il ritorno dell'alto
sovraccarico delle loro esistenze ci avrebbe messo un po' a dissiparsi.
Aprì la
porta…
Xcor si
paralizzò a metà della soglia.
I suoi
cinque soldati non stavano, di fatto, parlando l'uno sull'altro mentre facevano
circolare bottiglie di alcol insieme a nastro chirurgico e garze per le ferite.
Invece, erano seduti sul mobilio a disposizione che era stato dato in affitto
insieme alla casa. Non c'era un bicchiere in alcuna mano, e nemmeno i suoni
metallici delle pistole mentre venivano ripulite e dei pugnali in fase di
riaffilatura.
Erano tutti
lì: Zypher, Syphon, Balthazar, Syn... e Throe, l'unico a non essere come loro,
ma che era diventato indispensabile.
Nessuno di
loro alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
No, non era
vero.
Throe, il
suo secondo in comando, era il solo maschio a fissarlo. Era anche l'unico del
gruppo a stare in piedi. Ah, quindi era stato lui a organizzare questo...
qualunque cosa fosse.
Xcor chiuse
la porta dietro di sé. E tenne le armi addosso.
“Hai
qualcosa da dirmi?” chiese, rimanendo vicino alla porta, fissando Throe dritto
negli occhi.
Il suo
secondo in comando si schiarì la gola, e quando parlò il suo accento non
richiamava solo a un ceto superiore, ma al più alto tra gli ordini sociali dei
vampiri: quello della glymera.
“Siamo preoccupati
per le tue direttive.” Il maschio si guardò attorno. “Di recente.”
“Davvero?”
Throe
sembrava aspettarsi qualcos'altro in risposta. Quando non gli uscì niente da
bocca, imprecò frustrato.
“Xcor, che
fine hanno fatto le tue ambizioni? Il Re ha un unico erede mezzosangue e tu
improvvisamente hai dimenticato la nostra missione per il trono? Hai messo da
parte i nostri obiettivi come fosse una ciotola ormai vuota del suo contenuto.”
“Combattere
la Lessening Society è un compito a tempo pieno.”
“Forse, se
tu davvero combattessi.”
“Gli
assassini che ho ucciso stasera erano una mia immaginazione, allora?”
“Non fai
solo quello durante la notte.”
Xcor scoprì
le zanne. “Fa' attenzione a ciò che stai per dire.”
Throe inarcò
un sopracciglio in segno di sfida. “Non posso dirlo di fronte a loro?”
Quando sentì
gli occhi dei suoi maschi spostarsi su di lui, gli venne voglia di colpire
qualcosa. Pensava che nessuno fosse a conoscenza dei suoi incontri con Layla.
Chiaramente, aveva fatto male i calcoli.
E se avesse
detto a Throe di starsene zitto? Avrebbe potuto anche condannare se stesso a
qualcosa di peggio.
“Non ho
nulla da nascondere” ringhiò.
“Mi permetto
di dissentire. Trascorri troppo del tuo tempo sotto quell'albero di acero, come
un innamorato che soffre..”
Xcor si
materializzò davanti del maschio con solo qualche centimetro a separare i loro
volti. Non toccò Throe, ma il soldato arretrò comunque di un passo.
Il suo
secondo in comando non si tirò indietro fino in fondo, però. “Vuoi dire loro di
chi si tratta? O devo farlo io?”
“Lei è
irrilevante. E le mie ambizioni non sono frenate da nessuno.”
“Provalo.”
“A chi?”
Xcor inclinò
la testa sporgendo in fuori la mascella. “A loro? O sei tu ad avere un
problema?”
“Dimostra
che non ti stai rammollendo.”
In un batter
d'occhio, Xcor sguainò il pugnale d'acciaio e lo premette sulla giugulare del
maschio. “Qui? Ora?”
Quando Throe
sussultò, la punta affilata scalfì la sua carne, un rivolo di sangue rosso vivo
scivolò lungo la lucida lama pallida.
“Potrei
dimostrarlo su di te” disse cupamente Xcor. “Dovrebbe bastare.”
“Sei
distratto” sbottò Throe. “A causa di una femmina. Sei indebolito da lei!”
“E tu sei
folle! Ho scelto di non uccidere il Re eletto legittimamente della razza … ed è
su questo crimine che cerchi di garantire un ammutinamento tra i miei soldati?”
“C'eri così
vicino! Eravamo a un soffio dal trono! Le tessere del domino erano state
allineate, la glymera stava per scommettere su di te ...”
Xcor
premette di nuovo il pugnale, ponendo fine alla filippica. “Questa riunione
sleale riguarda la mia ambizione o la tua? Permettimi di chiederti con
precisione per quale perdita sei in lutto?”
“Non ci stai
guidando più.”
“Domandiamolo
a loro.”
Xcor si
scostò e cominciò a girare per la stanza, guardando le teste chine dei suoi soldati.
“Che cosa ne dite tutti voi? Andate con lui o restate con me?”
Quando un
coro di imprecazioni ruppe l'aria tesa, lui si voltò verso Throe. “Perché è
questo quello che stai facendo, non è vero? Li poni di fronte a una scelta - o
tu o io. Per cui, io dico, non tiriamola per le lunghe e finiamola quanto
prima. Dove volete stare, miei bastardi?”
Ci fu una
lunga pausa.
E poi Zypher
alzò gli occhi. “Chi è lei?”
“Non è la
domanda che ti ho posto.”
“È a questa
domanda che vogliamo risposte.”
Xcor sentì
montare la rabbia. “Lei non è affar vostro.”
Non esisteva
in alcun diavolo di modo che spiegasse ciò che lo legava all'Eletta. Le narici
di Zypher si dilatarono mentre prendeva un respiro profondo.
“Gesù... ti
sei legato a lei.”
“No.”
“Lo sento
anche io” disse qualcuno. “Chi è?”
“Lei è
insignificante.”
Throe parlò,
forte e chiaro. “Lei è un'Eletta. Che vive con la Confraternita.”
Ehhh con
quell'affermazione si scatenò il caos che aveva precedentemente anticipato: la
stanza si riempì di voci maschili, che si coprivano l'una con l'altra,
frammenti dell'Antico Idioma misti a inglese e parolacce in tedesco.
Nel
frattempo, Throe tirò fuori un fazzoletto pulito e premette le tela bianca
sulla ferita alla gola. “Non riesco per capire il motivo per cui si veda con te
… quale potere hai su di lei? Deve essere una specie di persuasione … soldi?
Oppure è un qualche tipo di minaccia?”
Xcor lasciò
correre l'insulto, dato che non era proprio vicino alla verità; il maschio
aveva colpito nel segno.
L'unico
motivo per cui l'Eletta Layla aveva accettato di vederlo era perché lui
conosceva la posizione della magione della Confraternita del pugnale nero, e
lei era terrorizzata che lui radesse al suolo la proprietà. C'era stata una
notte, quasi un anno prima, in cui aveva seguito la traccia del suo sangue e
aveva scoperto per caso quel grande segreto. E Throe aveva ragione, lui aveva
sfruttato quella scoperta a proprio beneficio.
Lei gli
aveva promesso il suo corpo in cambio del suo mantenersi a distanza dal sito
inviolabile.
E sebbene
non l'avesse ancora reclamata in un modo carnale, per rispetto della
gravidanza, della virtù, e della sua posizione... gli apparteneva.
Alla fine,
avrebbe preso quello che era suo e l'avrebbe marchiata come propria…
Merda, si
era legato?
Xcor si
concentrò di nuovo su Throe e i suoi Bastardi.
“Preoccupiamoci
di questo ammutinamento e non dell'immaginazione di qualcuno. Allora, cosa ne
dite? Tutti quanti.” Ci fu una lunga pausa. “Ognuno di voi.”
Pensò che,
mentre attendeva una risposta, il fatto che Throe fosse in piedi e respirasse
ancora era la prova del fatto che Xcor si fosse un po' ammorbidito. Addestrato
dal Carnefice, non aveva dimenticato ciò che aveva imparato sui campi di
guerra, ma negli ultimi tempi, si era reso conto che la forza bruta e gli
spargimenti di sangue erano solo un mezzo per raggiungere un fine - e là ce
n'erano altri che potevano essere più efficaci.
Ad esempio,
Wrath l'aveva dimostrato con il modo in cui aveva gestito l'assalto finale al
suo trono. Quel re e la sua compagna avevano respinto anche il più infallibile
attacco contro la sua reggenza - e l'avevano fatto non solo senza perdere una
singola vita, ma con una castrazione così completa da strappare via i poteri
alla stessa glymera.
E Wrath,
come leader ormai scelto dal suo popolo, aveva il potere inattaccabile.
Throe ruppe
il silenzio, rivolgendosi ai soldati. “Credo di essere stato chiaro. Sento
fortemente che dovremmo riprendere la missione per impadronirci del trono.
Abbiamo colpito Wrath una volta - siamo in grado di arrivare a lui nuovo. Potrà
anche essere stato eletto democraticamente, ma non può continuare a governare
se non respira. E poi abbiamo bisogno di riorganizzare il supporto all'interno
della glymera privata dei propri diritti. Coordinando una strategia
costituzionale con gli ex membri del Consiglio, possiamo sostenere che Wrath ha
abusato dei suoi poteri e…”
“Sei uno
stupido” esclamò Xcor tranquillamente.
Throe si
voltò scoccandogli un'occhiata ostile. “E tu sei un fallimento!”
Xcor scosse
la testa. “Il popolo si è espresso. Hanno scelto di mettere Wrath sul trono che
aveva ereditato in precedenza, e non c'è lotta da vincere quando non vi è
un solo fronte, ma migliaia. Le leggi tradizionali e le norme culturali sono
mantelli fragili di potere e influenza. Eppure la democrazia, quando viene
davvero esercitata, è una fortezza di pietra inespugnabile, che non può essere
spazzata via, oppure rasa al suolo scavandoci al di sotto. Quello che non ti
riesce di capire, comandante in seconda, è che non c'è nulla contro cui
combattere - partendo dal presupposto che stai conducendo questo assalto senza
alcuna speranza di prevalere.”
Throe
strinse gli occhi. “Dimmi una cosa, è stata la tua Eletta a istruirti? Non
credo di aver mai sentito nulla di simile uscire dalla tua bocca prima.”
Xcor si
costrinse a rimanere tranquillo. Lui e i suoi soldati avevano combattuto
insieme molto prima che Throe si unisse alla banda. Ma se quei maschi non
fossero riusciti a guardare oltre questa ambizione malata? Allora Throe li
avrebbe avuti tutti dalla sua parte.
Xcor non si
sarebbe inchinato a nessuno.
Nel silenzio
che seguì, Throe lasciò scivolare lo sguardo sui guerrieri che una volta lo
avevano evitato perché lo credevano un damerino e ne vedevano la debolezza, ma
le cose erano cambiate e avevano imparato a rispettarlo come un soldato nel corso
degli ultimi due secoli. “La manipolazione è più efficace quando è condotta da
qualcuno di sesso femminile. Non pensi che sia una forma di propaganda? Farlo
nutrire proprio da quella che più può sedurre la sua mente, il suo corpo, le
suo emozioni? Hai percepito il legame tu stesso. Sappi che l'anima segue il
cuore, e il tuo non è più con noi, con i nostri obiettivi, con quello che
possiamo realizzare. Non è la forza a guidarti, ma il tipo di debolezza che una
volta disprezzavi negli altri. Vedi? Anche adesso te ne stai zitto!»”
Xcor si
strinse nelle spalle. “Non ci trovo alcun gusto nel pontificare.”
“Hai
imparato la definizione di quella parola sei mesi fa?” lo rimbeccò Throe.
“Cosa ne
pensa la maggior parte di voi?” Xcor si guardò intorno con un senso di costante
noia. “La scelta è vostra, ma sappiate questo: una volta fatta, è come inchiostro
la pelle, è indelebile.”
Zypher fu il
primo a rimettersi in piedi. “Ho una sola fedeltà.”
Con questo,
si avvicinò e sfoderò il pugnale d'acciaio. Si tagliò il palmo aperto, si
avvicinò a Xcor e gli prese la mano.
Xcor strinse
ciò che gli era stato offerto e si accorse di doversi schiarire la voce.
Balthazar fu il successivo, prese lo stesso coltello e si tagliò, aggiungendo
il suo sangue - e Syphon si mosse con uguale efficienza, impegnandosi con
solerzia.
Syn osservò
tutto a palpebre abbassate, rimanendo immobile. Era, come sempre, il jolly del
mazzo - ma anche lui si alzò e si avvicinò a Xcor. Prese la lama, si tagliò la
mano e strinse, il suo labbro superiore ritratto, come se gli
piacesse il dolore.
Xcor accettò
il voto dell'ultimo dei suoi soldati e poi guardò Throe. Portando la mano da
cui gocciolava il sangue rosso alla bocca, snudò le zanne e sibilò, mordendosi
la propria carne per poi leccare e ripulirsi dal sangue mischiato.
“Come se
fosse potuto andare diversamente.” Lui sorrise con crudeltà. “Non sei mai stato
uno di noi.”
Il bel volto
di Throe si contorse in una smorfia. “Mi hai costretto a unirmi a voi. Sei
stato tu a farmi questo.”
“Ma ti
svincolerai, è corretto? Bene, ti ho lasciato la tua libertà un anno fa. Lascia
che l'ambizione guidi il tuo destino se lo desideri, ma una volta uscito da
quella porta, non potrai più tornare indietro. Per noi tu sei morto, le tue
azioni dipenderanno esclusivamente da te e da nessun altro.”
Throe annuì.
“Così sia.”
Il maschio
si allontanò a passo di marcia, prese le sue armi e il suo cappotto; poi
raggiunse la porta. Voltandosi indietro, si rivolse al gruppo. “È in errore su
molti aspetti, soprattutto riguardo al trono. Una guerra con migliaia di
fronti? Penso di no. Tutto ciò che bisogna fare è eliminare Wrath. Poi la
corona sarà assunta dalla mano più forte - quella del maschio che non
appartiene più questo gruppo.”
Il guerriero
si chiuse la porta alle spalle con un tonfo.
Xcor strinse
i molari, sapendo dannatamente bene che Throe doveva aver predisposto un piano
di emergenza prima di fare la sua offerta a tutti loro - o non sarebbe stato
così indifferente nel lasciarli solo pochi minuti prima dell'alba.
Throe aveva
scommesso e aveva perso … ma solo contro tutti loro. Quale sarebbe stata la sua
prossima mossa? Xcor non ne aveva idea.
Wrath
avrebbe fatto bene a preoccuparsi.
Ci fu un po'
di rumore di sottofondo. Gole che si schiarivano. E poi, naturalmente,
arrivarono i commenti.
“Allora”
sbottò Zypher. “Hai intenzione di dirci di che colore ha gli occhi?”
“È il minimo
che tu possa fare” intervenne Balthazar. “Descrivicela.”
“Un'Eletta?”
“Come è
possibile che nell'intero mondo tu …”
All'improvviso,
la casa era tornata alla normalità, voci maschili riempivano l'aria, bevande
venivano aperte e versate, bende spuntavano fuori per fasciare le mani ferite
durante il combattimento.
Xcor tirò un
sospiro di sollievo talmente intenso da scioccarlo - ma non si lasciò
ingannare. Anche se i suoi soldati si erano schierati dalla sua parte, ora
aveva un nuovo nemico contro cui lottare - e Throe, grazie all'addestramento
proprio per mano di Xcor, era davvero pericoloso.
Tirando
fuori il suo telefono, abbassò lo sguardo... e vide che la sua chiamata non
aveva ricevuto risposta.
Per via
dell'abbandono di Throe era indispensabile conquistare la sua Eletta - e adesso
si preoccupava che forse Throe l'avesse raggiunta per primo e per questo motivo
lei non si era presentata.
“Allora?”
esclamò Zypher. “Lei come?”
Un silenzio
improvviso che sembrava schiantarsi contro il rumore.
E lo scioccò
rendersi conto che voleva parlarne con loro. Se l'era tenuto dentro per quanto?
Con parole
esitanti, cominciò “Lei è... la luna che rischiara il mio cielo di notte. Ed è
il principio, il centro e la fine di tutto. Non c'è altro che debba essere
detto, e non parlerò mai più di lei.”
Mentre se ne
andava in direzione delle scale, poteva sentire i loro occhi su di lui - e non
lo stavano guardando con disprezzo. No, anche se cercavano di nasconderlo,
c'era della pietà che aleggiava tra loro - il riconoscimento della bruttezza
del suo volto e la natura inconciliabile di una storia d'amore per lui con
qualsiasi femmina, ancora meno con una della classe delle Elette.
Si fermò con
la mano sulla balaustra. “Domani al tramonto, tutte le provviste e gli averi
dovranno essere imballati. Dobbiamo lasciare questa postazione e trovarne
un'altra. Questa casa non è più sicura.”
Salendo le
scale, sentì l'accettazione dei suoi guerrieri. E sentì anche un pungente senso
di gratitudine per aver scelto lui come loro guida.
A dispetto
della più evidente intelligenza di Throe, del lignaggio, della condizione
sociale... e dell'aspetto.
Seguiamo il
deforme, pensò mentre si chiudeva in camera da letto. Anche se aveva perso
tanto nel corso dei secoli nella vita, per gentile concessione del suo labbro
leporino e della grossolanità, quei soldati al piano di sotto lo stimavano. E
lui stimava loro.
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